WALLY TOSCANINI

di Patrizia Fernando |
Se esiste un segreto per trasformare in diva una donna che non ha mai calcato il palcoscenico, lei sicuramente lo conosceva.
Wally Toscanini è stata, in momenti diversi, icona di fascino e di “milanesità”, ribelle scandalosa, divinità tutelare della cultura e del teatro, signora di salotti e vera arbiter di eleganza.
Meglio, però, dire che in lei queste identità si mescolarono sotto il sigillo degli incontri unici.
Nacque nel gennaio 1900, e la notizia fu portata a suo padre, il celeberrimo Arturo Toscanini, mentre dirigeva le prove dell’orchestra scaligera.
Il Maestro annunciò che si sarebbero interrotti, spiegando “È nata Wally”.
I musicisti sollevarono un fragoroso applauso, e la bimba dal nome operistico entrò nella vita come una celebrità.

Wally e il padre Arturo Toscanini. © Photo credit: Wikipedia.org
Molto più tardi, e lungo la sua sfavillante esistenza durata più di 90 anni, la Scala diverrà il luogo prediletto di questa ragazza senza tempo, raffinatissima eppure con un’espressione gitana e inarrestabile.
Arturo Martini la immortalò, giovanissima e misteriosa, in un famoso ritratto.
Il dipinto, incantevole, testimonia anche, insieme alla indubbia bellezza, il senso dello charme di Wally.
L’abito, in realtà un costume di rimandi orientali creato per un ballo in maschera organizzato dalla famiglia Visconti, la illumina di bagliori cangianti, dal giallo paglierino all’oro, racchiusi in un modello semplicissimo e sensuale.
Imponente ed eccentrico spicca, invece, il copricapo che richiama le tradizioni russe, gli idoli mesopotamici, le tendenze del Déco.
La giovane galleggiava sulle acque di un amore chiacchierato e fuori dalle regole.
Quello che però salta agli occhi, oggi come ieri, è la sicurezza altera e tranquilla che si può paragonare a una sorta di griffe.
Nel suo mondo senza social, le prime alla Scala, i ricevimenti cui partecipano nomi rilucenti, dalla nobiltà alla musica, i pranzi dove si destreggia come colei che può introdurre, spiegare e risolvere, Wally guarda e si fa guardare.
Non si tratta di meri pettegolezzi: se vi sembra di poter associare Wally Toscanini alla moda, avete ragione.
Lei incarna una Milano alla moda quando le passerelle e le top model ancora non esistono.
Una delle sue sarte, si chiamano ancora così, di riferimento, Jole Veneziani, apre un atelier in Via Montenapoleone negli anni ’40, e poi partecipa alla celebre sfilata fiorentina che segna la “fondazione” dell’alta moda italiana.
Toscanini e Castelbarco fanno presto rima con due simboli eterei, sofisticati, semplici: la veletta e il fiocco.
Castelbarco è il cognome dell’amore proibito e ostinato di Wally, infine uscito dai margini dello scandalo, il blasonato, affascinante e assai più vecchio di lei, ma anche coniugato e con prole, Emanuele.
Lei influenzò davvero il gusto, con gli abiti,
coi dettagli sobri e classici al punto da divenire allusivi,
con il modo di porsi, osservare, muoversi.

Wally Toscanini con la soprano Galina Visnjevskaja, 1973 – © Teatro alla Scala – Foto di Erio Piccagliani
Ancora, con la capacità di coinvolgere le persone, con l’ironia, con la generosità concretizzata con il denaro ma non solo con il denaro, e con la consapevolezza che chi, per usare espressione desueta, “sta in vista”, ha delle responsabilità.
Quali? Ad esempio, dare respiro a chi coltiva la cultura, e sostegno a chi ha bisogno. E anche, forse, quella di affinare il gusto di chi vuol crescere, donando la capacità di prendersi seriamente ma non troppo sul serio.
Nell’aldilà, sosteneva, sperava di trovare qualcosa di simile ad un palchetto della Scala.
Percorse tutta la sua vita conservando i tre verbi scelti come motti ( e fatti ricamare anche sui teli da bagno) da ragazzina.
Vivi. Ama. Ridi.
In copertina: Wally Toscanini in un celebre ritratto di Arturo Martini, ,1925. © Photo credit: Wikipedia. org
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