VESPA. UN MITO ITALIANO

di Eleonora Vallin
“La Vespa è l’idea più innovativa che l’Italia abbia mai avuto dopo l’invenzione della biga nella Roma Antica” scriveva The Times nel 1952 paragonando la Vespa alla Model T: la prima auto di massa prodotta in USA della Ford.
“Vespa. La storia di un mito italiano” è un volume edito da Diarkos e firmato da Marcello Albanesi che, in poco più di 200 pagine, intreccia storia del design italiano e storia nazionale. D’altronde, non si potrebbe capire a fondo l’origine della Vespa né tanto meno la sua portata rivoluzionaria, estrapolandola dal contesto storico in cui è nata.

“Vespa. La storia di un mito italiano” è un volume edito da Diarkos e firmato da Marcello Albanesi
Erano gli anni del Dopoguerra. In Italia si rimuovevano macerie. La gente andava a piedi. La benzina arrivava di tanto in tanto, razionata come le sigarette. Fu in questo momento storico che l’industriale Enrico Piaggio capì il bisogno di mettere sul mercato un veicolo a motore su due ruote. Fu un’esigenza: quella di consegnare al futuro la sua industria dopo gli anni della guerra, riconvertendo la produzione da bellica a civile: dall’aeronautica militare alle due ruote.

L’industriale Enrico Piaggio capì il bisogno di mettere sul mercato un veicolo a motore su due ruote.
Prima della Vespa, il mercato delle moto in Italia era appannaggio di pochi essendo le motociclette dei prodotti di lusso intesi più come status symbol che mezzi di trasporto. La vera rivoluzione della Vespa, grazie anche all’implementazione del concetto di produzione di massa fordista, fu di essere come un’utilitaria. Come la 500 della FIAT: a portata di tutti. La storia della Vespa è quindi la storia di un business man come Enrico Piaggio che volle al fianco un ingegnere progettista come Corradino D’Ascanio. La sua matita, ispirandosi alla forma di una goccia d’acqua, disegnò un modello unico al mondo. E non è un caso che la Vespa sia esposta al MOMA. E’ una storia di tentativi (alcuni falliti) e della comprensione che l’innovazione è più un processo che un lampo di genio.
La prima metà del libro recupera la storia di come dal primo “Paperino” – che faceva il verso alla Topolino della FIAT – si arrivò alla Vespa, il cui nome riecheggiava un altro insetto: il Maggiolino Volkswagen.
Il debutto e il brevetto datano 1946 ma la consacrazione avvenne nel 1953 con la messa in scena sul grande schermo di Audrey Hepburn e Gregory Peck a bordo di una Vespa nel film Vacanze Romane. Pochi sanno che originariamente la scena doveva essere girata con i due protagonisti su una carrozza; ma Piaggio cambiò le sorti del film e scrisse la storia del made in Italy dando lustro a Roma e trasformando la Vespa in una leggenda.

Il debutto e il brevetto datano 1946 ma la consacrazione avvenne nel 1953 con la messa in scena sul grande schermo di Audrey Hepburn e Gregory Peck a bordo di una Vespa nel film Vacanze Romane.
Il volume procede nella narrazione con la continua ricerca da parte dell’azienda di rendere sempre più attuale un prodotto che, pur rimanendo fedele a stesso, doveva per forza aggiornarsi e abbracciare nuovi target.
Interessante il passaggio al colore (le prime vespe erano tutte grigie) ma soprattutto la potenza del marketing e degli slogan pubblicitari nella costruzione del mito (per chi non lo sa, saranno decifrate le parole di Vasco Rossi “Coca Cola chi/ Coca Cola chi vespa mangia le mele”).
Per gli appassionati, in appendice una disamina di tutti i modelli dal 46 ad oggi, compresa la 50 Special che per i più, magari, è solo il riuscitissimo titolo di una celebre canzone.
Photo Credits: Pixabay
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