VELLUTO: LA CAREZZA DEI SENSI

di Emanuela Borgatta Dunnet
Il Rinascimento è testimone perpetuo del prestigio raggiunto dalle botteghe di tessitori e ricamatori dell’epoca, veri e propri pionieri nell’utilizzo dei tessuti come mezzo artistico.
Pensiamo, ad esempio, alla Madonna della Candeletta di Carlo Crivelli (1490, Pinacoteca di Brera). Si tratta dello scomparto centrale del Polittico del Duomo di Camerino ed è un dipinto ipnotico, interamente architettato per innescare un senso di vertigine nello spettatore; tramite la ricca flora, la preziosità dei marmi e l’opulenza dei tessuti damascati che culminano nel maestoso manto di velluto della Vergine, avvolgendo tutto in un magma di decorazioni, ori e prospettive fiamminghe.
Quando il velluto è il tessuto di un capo di abbigliamento diventa elemento dominante.

Rembrandt, ritratto giovanile , Galleria degli Uffizi, Firenze ©Photo credit: Wikipedia.org
Si pensi – facendo un balzo in avanti di due Secoli – all’Autoritratto con Berretto di Velluto di Rembrandt, conservato alla Galleria degli Uffizi. Dipinto nel 1634, ad Amsterdam, all’età di 28 anni, è uno degli ottanta autoritratti realizzati dall’artista, ma è certamente il più suggestivo. La lunga veste marrone, adorna di una pesante catena d’oro; i riccioli, coperti dal cappello scuro ad incorniciarne lo sguardo fiero ed una presa di posizione da trasmettere allo spettatore anche attraverso ciò che indossa.
Osservandoci dalla tela, Rembrandt pare conscio del fatto che poche stoffe accarezzano i nostri sensi come il velluto, per via delle sue qualità squisitamente narrative (pensiamo ai dipinti della Belle Époque ed alle dame di Boldini), donate dai toni brillanti, dalle note calde e dalla preziosità che lo rendono sinonimo di eleganza.
Il legame tra arte e velluto si protrae anche in epoca vittoriana, era durante la quale molti dipinti lo pongono in primissimo piano, in un mix di animalia e naturalia a voler richiamare mondi passati o immaginari.

Dante Gabriel Rossetti, Persephone ©Photo credit: Wikipedia.org
Si pensi, in questo senso, a svariate tele del periodo simbolista di Dante Gabriel Rossetti: Persefone (1874), Sibylla Palmifera (1866), La Ghirlandata (1871) o Veronica Veronese (1872). Quest’ultima raffigurante l’anima artistica nell’atto della creazione: lo sguardo lontano ed i gesti inconsueti sono evidenziati dalle pieghe delle maniche di velluto che paiono sottolineare la strada impervia della creatività.
Nello stesso periodo, William Morris effettua diversi viaggi su territorio francese che si rivelano estremamente formativi per la creazione di fantasie da sviluppare per la Morris&Co. e l’Arts and Crafts Movement.
Traendo ispirazione dalle cattedrali francesi, al ritorno in patria creò – infatti – i Rouen Velvets, suntuosa collezione di sette varietà realizzate in purissimo velluto, adatte ad arredi e tendaggi. Morris fu precursore del trait d’union che unisce figura e sfondo naturalistico, di cui è – altresì – mirabile esempio La Donna con Nastro di Velluto di Amedeo Modigliani (1915, Museo dell’Orangerie), dove il nastro stretto al collo della protagonista si fonde perfettamente con il secondo piano della tela.
Discorso analogo per quella che viene comunemente indicata come la prima tela ad opera di Frida Kahlo. Di certo, l’Autoritratto con Abito di Velluto fu la prima opera pensata per essere esposta. Dipinto che ci svela un’artista consapevole dei mezzi utilizzati, lontana dall’autodidatta che un certo tipo di narrazione vorrebbe vendere ad ogni costo. L’Autoritratto di Frida (1926, Museo Dolores Olmedo) è facilmente accostabile ai Maestri rinascimentali, ma lo sfondo Art Nouveau ed i dettagli altamente simbolisti, lo proiettano direttamente nel Modernismo (forse più delle più acclamate opere successive). Il velluto ricamato della veste è frutto, infatti, delle influenze sociali e letterarie del periodo, in primis la Recherche proustiana.

Frida Kahlo, Autoritratto con vestito di velluto, 1926. Museo Dolores Olmedo, Messico. ©Photo credit: Arte.it
Il nostro excursus vellutato termina, idealmente, ai nostri giorni con una triade di mostre milanesi – attualmente in corso – dove ammirare tessuti e broccati su tela: partendo dal Realismo Magico in mostra a Palazzo Reale, passando per il Grand Tour delle Gallerie d’Italia e terminando con una vera e propria chicca al Museo Poldi Pezzoli, per uno sguardo approfondito sulle opere più amate da Federico Zeri.
In copertina: ©Photo credit: Montylov via Unsplash
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