di Eleonora Vallin

Sono profondamente convinta che Chuck Palahniuk sia un folle. Un matto autentico in grado di affascinare ben più che qualche lettore, me compresa, con una narrazione fuori dai canoni. Anzi: delirante.
Impossibile non conoscerlo. Anche se il nome vi dice poco, vi sarete di certo già imbattute nel suo capolavoro: Fight Club che, prima che un ottimo film, è un grande libro. Forse uno dei pochi casi dove carta e pellicola se la giocano per il gradino più alto del podio.

Luca Sofri sostiene che «C’è la letteratura. C’è l’editoria. E poi c’è Palahniuk».

Non ci sono toni di grigio nell’opera di questo scrittore americano le cui radici ucraine e francesi sono stampate nel suo volto e nei colori della pelle, degli occhi e degli strani cappelli che indossa.
O lo si ama o lo si odia.
Lui di certo non cambia per piacere.

La sua scrittura aggressiva e cruda gli arriva da una vita non semplice e dalle cose atroci che gli sono capitate. Il divorzio dei tuoi genitori diventa quasi irrilevante quando sei un adolescente e vivi in mezzo ad ubriachi prendendo a pugni chi ti sta intorno proprio come fanno Edward Norton e Brad Pitt, ma soprattutto, quando sparano a tuo padre e poi decidono di bruciarlo ancora vivo, riducendolo in un mucchio di cenere.

Dopo questo fatto, Chuck iniziò la stesura di “Ninna nanna”, un romanzo che parla di una filastrocca in grado di uccidere chiunque la ascolti. Una sorta di Death Note. Fu il suo modo per esorcizzare quanto successo.

La sua produzione letteraria è vasta.
Di libri suoi ne ho letti molti, compreso l’ultimo che straordinariamente non ho finito. E temo non sia il suo migliore. Il mio suggerimento è di affrontarlo alla sua maniera: con un pugno nello stomaco.

“Soffocare” è un romanzo del 2001. Ve lo racconto così.
Pensate a un uomo. Un giovane. Un ipocondriaco ossessivo. Che finge con maestria e ritualità, rievocando un trauma infantile, di soffocare a un tavolo di un ristorante innumerevoli volte. Lo fa apposta. Ma non vuole morire. Vuole individuare un salvatore che gli tolga il bolo dalla gola e gli eviti di strozzarsi in pubblico. Perché?
Victor, questo il suo nome, è un triste fabbricante di eroi. Di sconosciuti che lo salvano, che gli mandano soldi, che gli restano accanto, che non lo prendono a pugni e non lo sfruttano.
Penserete a una continua scena di gote rosse e occhi crepati ma non è così.
Le scene del soffocamento sono poche e ben diluite, il libro è ben altro. Victor è un malato patologico che frequenta un centro di cura per dipendenze sessuali e si infratta con le infermiere nel bagno. Per qualcuno è un bastardo. Una nullità. Disturbato nei rapporti, infelice coi genitori. Al fianco di pessimi amici. Un uomo che fa i conti con l’amarezza della vita e propende alla rinuncia, alle soluzioni “facili” ma non felici. E alla fine ogni gesto è una ricerca di aiuto. Perché la sua vita vacilla davvero, non solo nella messinscena del ristorante.

Photo Credit: La libraia in blu

Consigliato a chi non ha paura di imbattersi in uno stile “sporco”, freddo, senza fronzoli e compromessi. Palahniuk non è fatto per i cuori sensibili e lo scrittore su questo è onesto fin dalla prima riga: “Se stai per metterti a leggere, evita.”

Eleonora Vallin @eleonoravallin 

Photo Credit copertina: Pixabay