di Monica Vitali |

I social fanno parte integrante della nostra vita ormai da alcuni anni, molti di noi li usano tutti i giorni per restare in contatto con gli amici, pubblicizzare il proprio lavoro, avere un momento di svago o semplicemente per non sentirsi tagliati fuori dal mondo.

Quando utilizziamo i social, anche solo per guardare cosa fanno i nostri contatti, lasciamo una quantità notevole di informazioni. Non sempre ci rendiamo conto che dietro queste piattaforme esistono calcolatori potentissimi che, con i loro algoritmi, tengono memoria di tutti i nostri passaggi e vengono utilizzati dalle aziende proprietarie per trarre profitti.

Con le nuove regole sulla privacy entrate in vigore nel 2018 ci siamo sensibilizzati sulla preziosità dei nostri dati e sul fatto che dobbiamo lasciare l’autorizzazione al loro utilizzo. Spesso però questo ci appare come qualcosa che rimane lontano da noi e non sempre ci sono chiare tutte le conseguenze pratiche delle nostre azioni.

Vediamo alcuni esempi ai quali forse non avevamo ancora pensato: 

©Photo credit: Graziosa Pancot @grace_theamazing

DATI CHE INFLUENZANO I PREZZI

I prezzi dei biglietti aerei e delle camere di hotel da un po’ di tempo variano decine di volte al giorno perché gli algoritmi, oltre a incrociare la domanda con l’offerta e con i dati stagionali, sono in grado di considerare decine di altre variabili quasi tutte pescate dal mondo web e social. I grandi eventi geopolitici, i trending su Google, Twitter e Instagram, i social media dei personaggi famosi, gli appuntamenti sportivi e musicali forniscono moltissime informazioni sui gusti dei potenziali clienti. Grazie a macchine potentissime che elaborano tutte le informazioni in tempo reale è come se fossimo noi a dire di far pagare di più i voli e le camere di albergo nei momenti che più ci interessano.

DATI CHE VENGONO UTILIZZATI DAL FISCO

In Francia l’Agenzia delle Entrate ha annunciato che per avviare le proprie indagini fiscali utilizzerà in modo automatico i dati pescati sui social. «Se dici che non sei residente fiscale in Francia ma continui a pubblicare foto su Instagram dalla Francia, potrebbe esserci un problema». In Italia, invece, si può ricorrere ai social solo come strumento di supporto a indagini già avviate, per acquisire informazioni utili sui contribuenti ed eventuali incongruenze fra la vita nota al fisco e quella mostrata su Facebook e Instagram. Inoltre per l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza è già prassi usare i social per scoprire casi di evasione fiscale in cause di divorzio, quando il coniuge si rifiuta di pagare il mantenimento. Quindi quando andiamo in vacanza, oltre a stare attenti a non informare potenziali ladri che abbiamo lasciato libero l’appartamento, dobbiamo anche verificare di essere in regola con il modello 730, prima di postare una nostra foto sotto il sole delle Maldive.

DATI CHE POSSONO FARCI RUBARE L’IDENTITÀ

©Photo credit: pixabay

Sta per essere introdotta all’aeroporto di Linate e poi anche a Malpensa la possibilità di muoversi nello scalo senza interruzioni. Questo grazie alla tecnologia per il riconoscimento biometrico facciale: per passare i controlli non serviranno passaporti o carte d’identità, ma solo il proprio viso. L’utilizzo del proprio volto come password o documento d’identità è già realtà in Cina. C’è il sospetto che i sistemi di videosorveglianza su cui Pechino ha una leadership tecnologica siano stati messi a punto dai servizi segreti anche analizzando i tanti video postati dagli adolescenti su Tik Tok, social che presenta una casistica di filtri particolarmente allettante per invitare gli utenti a utilizzarli sul proprio volto.

Cosa fare per proteggere la nostra social security?

Questi sono soltanto alcuni dei tanti casi di utilizzo delle informazioni, che come tanti pollicini disseminiamo qua e là sui social, ma con gli sviluppi della tecnologia c’è da scommettere che nei prossimi anni dovremo stare ancora più attenti.

Ma allora, come dobbiamo fare? Non dobbiamo più andare sui social? No, però è opportuno essere informati quanto più possibile sulle conseguenze dei nostri click, in modo da evitare di metterne qualcuno di troppo o perlomeno cercare di adottare eventuali contromisure che bilancino gli effetti del nostro regalare dati.  

 

Autore dell’articolo: Monica Vitali

Correttore bozze: Valentina Riva

In copertina: ©Photo credit: pixabay