di Eleonora Vallin

Zucchero per gli occhi, poesia per i piedi.

Ogni scarpa, specie se femminile, è un mondo incantato pieno di messaggi, simboli, cultura e storia.
Per non parlare dei tacchi e dall’allure quasi mitologica, tra l’eleganza e il feticismo a essi collegata.

Lo scrittore americano Christopher Morley sosteneva, non a caso, che

“i tacchi alti furono inventati da una donna stanca di essere baciata sulla fronte”.

Nella bucolica striscia di terra che si snoda lungo la statale che collega Padova a Venezia, sede delle più famose ville venete che in passato attirarono dogi e nobili veneziani, c’è un gioiello che tiene vivo e dà forza, con la memoria, a uno dei più storici distretti del Made in Italy:

quello della scarpa femminile di lusso

Da queste parti qualsiasi astuzia possa inventarsi la penna di uno stilista, dal tacco invisibile, alla suola fatta con gli pneumatici fino alla décolleté in pelle di vipera dorata, in Riviera del Brenta diventa realtà.

Quello di Stra non è “solo” un museo della scarpa ma una rassegna di oggetti di moda tutti da calzare che ci raccontano qualcosa su chi li ha disegnati, realizzati, indossati e custoditi.

Scarpe e stivali che negli ultimi decenni hanno solcato palchi, passerelle, sampietrini e asfalti, trasformando i costumi e anche noi stessi.

Parliamo di oltre 17 mila modelli catalogati in digitale e fisico (1.350 esposti) che ripercorrono la storia dagli anni Quaranta a oggi.

Questo è il Museo della Calzatura in Riviera del Brenta
di proprietà oggi di LVMH Italia
e che ha sede nella seicentesca Villa Foscarini Rossi.

Villa Foscarini Rossi © Photo credit: www.Wikipedia org.

Un itinerario di cultura che parte dai calegheri veneziani del 1260 per capire come, nel tempo, abbiamo saputo coprire e valorizzare i nostri piedi.
Con alcuni pezzi d’epoca come le primissime zeppe intarsiate di madreperla, da legare con fiocchi, lavorate in Oriente, nel guardaroba di una settecentesca nobile veneziana.

Il percorso si snoda su due piani allestiti secondo un duplice criterio:

  • al primo le griffe
  • al secondo le geografie.

Fatture differenti, esigenze diverse: comodità contro scultura, Germania e America contro Italia e Francia.

Tra Donna Karan e Marc by Marc Jacobs con le sue ballerine a topolino e un paio d’eccezione con le orecchie di Minnie, non sono da perdere le linee minimaliste di Calvin Klein.
C’è la teca con le celebri Porsche, nate quasi per gioco, con la forma assottigliata ad automobile e suole di pneumatico.

Una lunga carrellata temporale spetta al genio di Yves Saint Laurent.
Ai muri le cartoline di auguri firmate da Yves, alcune per Luigino Rossi, l’imprenditore e fondatore di Rossimoda (oggi Gruppo LVMH) che fu maestro nel trattare con le matite estrose dei big.

Era il 1963 quando Rossimoda ottenne il primo contratto di licenza con una Maison e quella fu proprio l’Ysl di un giovanissimo stilista appena uscito dall’atelier di Dior.

Museo della calzatura in Riviera del Brenta. Villa Foscarini Rossi. ©Photo credit: museodellacalzatura.it

Quella collaborazione durò 38 anni e fu l’inizio di un connubio fortunato per tutta la Riviera del Brenta.
Da qui vennero le collaborazioni con Givenchy, Anne Klein, Fendi, Genny, Richard Tyler, Vera Wang e Calvin Klein, fino all’accordo nel 2001 con l’astro nascente Christian Lacroix.

Nel 1989 Rossi acquisì Villa Foscarini e nel 1993 decise di esporvi i pezzi più creativi della sua azienda e della sua personale collezione privata. Modelli battuti all’asta e per questo unici.
A guardare ancora oggi alcuni schizzi di Karl Lagerfield e, immediatamente, la loro declinazione ai piedi delle mannequins viene da chiedersi quale incredibile sforzo di immaginazione realistica abbia portato a realizzare queste meraviglie.
Opere d’arte e di ingegneria ma anche di sublime fattura artigiana. Quella che rende unico il made in Italy.

 

@eleonoravallin