Parma: un passato colorato di giallo e profumato di violetta

di Elena Vitali |
Ho sempre pensato che sono le piccole città a rendere il nostro paese un vero gioiello. Accanto ai più celebri capoluoghi ricchi di storia, arte e cultura esiste tutta una fitta trama di preziosi piccoli centri cittadini di rara bellezza. E anch’essi non privi di dignità culturale.
Le mie origini emiliane mi hanno permesso di trascorrere i mesi estivi dell’infanzia e giovinezza ai piedi del Passo della Cisa, in quella parte dell’Appennino Parmense solcato dalle acque del fiume Taro.
Già allora, con gli occhi di bambina, Parma, uno degli snodi principali dell’antica Via Emilia, attraversata fin dall’epoca romana da mercanti e viaggiatori, mi incuriosiva per la sua storia, raffinatezza ed eleganza.
Il cuore storico della città ci rimanda ad un passato colorato di giallo e profumato di violetta. Passeggiare per le vie del centro diviene perciò un’esperienza che solletica ogni nostro senso.
L’itinerario di visita, essenziale e lineare nel suo percorso, include monumenti sia della Parma Comunale che di quella Ducale.
Si può partire da Piazza della Pace, dove si affaccia la Camera di San Paolo: il prezioso appartamento della badessa Giovanna Piacenza nel convento delle Benedettine, affrescato all’inizio del 1500 dal Correggio, lascerà a bocca aperta per l’originalità dell’invenzione illusionistica e la raffinatezza dei motivi decorativi.
Da non trascurare la visita al Palazzo della Pilotta, costruzione farnesiana del 1583 caratterizzata da vasti corpi comunicanti racchiudenti ampi cortili interni o piccole corti. All’ingresso uno dei più suggestivi teatri storici del mondo il Teatro Farnese: capolavoro ligneo in abete rosso, una vera e propria impresa eroica di falegnameria seicentesca, con un palcoscenico di marchingegni ed effetti speciali strabilianti. L’impatto emotivo che suscita questo ambiente è meravigliosamente coinvolgente. I giochi di ombre che si creano per la luce filtrante dalle serliane si fondono al coinvolgimento olfattivo emanato dal legno ambrato rendendo la visita un’esperienza plurisensoriale.

Teatro Farnese – dettaglio Photo Credits @Wikimedia.org
Proseguendo su Via Garibaldi, la Chiesa della Steccata si staglia imponente e fastosa. Con gli stupendi affreschi del Parmigianino rimane l’esempio supremo del Rinascimento a Parma.

Chiesa della Steccata – Photo Credits @Wikimedia.org
La medievale Piazza Duomo è il gioiello di questa città. La mirabile Cattedrale in stile romanico padano, impreziosita dalla cupola del Correggio, e il Battistero di Benedetto Antelami ne determinano la rara bellezza.

La splendida cupola della Cattedrale affrescata da Correggio – Photo Credits @Wikimedia.org

I preziosi affreschi della cupola del Battistero -Photo Credits @Wikimedia.org
A chiudere il nostro itinerario non può mancare una sosta in Piazza Garibaldi, oggi luogo indiscusso e preferito dai parmigiani per godere di piacevoli momenti di relax sorseggiando un caffè. Il Palazzo Comunale, la Chiesa di San Pietro e il Palazzo del Governatore unitamente alla statua in bronzo di epoca risorgimentale di Garibaldi ci circondano in un caldo abbraccio.
Solo dopo aver passeggiato tra le vie di Parma ci si accorge che i nostri occhi sono stati piacevolmente colpiti da una particolare tonalità di giallo che ricorre tra gli intonaci di numerosi edifici. Già i palazzi costruiti durante il periodo dei Farnesi mostravano un ampio uso di giallo ocra e rossi chiari, ma fu Petitot, architetto francese del XVIII secolo, che iniziò a dipingerli in una nuance dorata. Il giallo Parma imitava una pietra francese che i nobili usavano per costruire i propri edifici e in origine veniva chiamato “chiaro d’ovo”: trasparente, leggero, raffinato ed elegante.
E se proviamo a chiudere gli occhi, prima immersi in questa calda e luminosa tonalità, riusciamo quasi a sentire il cigolio delle ruote delle carrozze, il fruscio delle vesti delle dame e le risate e il chiacchiericcio provenienti dai vicoli attorno: una suggestione che ancora oggi ci riporta alla “petite capitale di Petitot.
E non sarebbe nemmeno poi tanto difficile con la nostra immaginazione incontrare quella sovrana austriaca che in qualità di Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, seppe conquistare l’amore e la fiducia dei suoi sudditi governando in pace e prosperità. Maria Luigia, seconda moglie di Napoleone Bonaparte, non solo fu emblema di eleganza, raffinatezza e cultura, ma pure influenzò la moda delle dame parmigiane del tempo portando in città uno stile prettamente francese.
Amante delle passeggiate fece del suo fiore prediletto, la violetta, il simbolo della sua nuova città. In alcune lettere una viola dipinta sostituisce la sua firma, e viola volle che fossero le divise dei suoi valletti, gli abiti dei cortigiani, i propri mantelli.
E fu proprio lei ad incoraggiare e a sostenere le ricerche dei frati del Convento dell’Annunciata, affinché riuscissero ad ottenere dalla violetta e dalle sue foglie un’essenza del tutto uguale a quella del fiore. Dapprima destinata unicamente all’uso personale della Duchessa venne offerta, alla fine del Settecento, ad un pubblico più vasto rendendo questa delicata fragranza nota in tutto il mondo.
in copertina: Fuga dall’Egitto di Benedetto Antelami – Battistero
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