di Eleonora Vallin

Napoli è una città che non lascia mai indifferenti nel suo perseverare in un continuo e ambivalente gioco di aggettivi. Edoardo Bennato, con “La mia città”, ne ha individuati ben 55 per circumnavigare miserie e nobiltà di Partenope. «Sola, abbandonata, invisibile, spiata/Fiera, disprezzata, feroce, incontrollata/Ma è la mia città» ripete il cantautore in un appassionato appello.
La canzone è del 2011 ma quella lista di epiteti è rimasta sospesa nel tempo e nell’aria.

«Se Roma è la città eterna, Napoli è la città divina»

ha sentenziato una tassista, che sul profilo WhatsApp aveva l’immagine della Madonna, accompagnandomi all’aeroporto dopo giorni di immersione piena in una città che mi ha regalato, colpa del clima impazzito, più pioggia che sole ma anche una visione completamente diversa della Cultura all’italiana, in ogni sua declinazione e accezione.

Una suggestiva vista del Vesuvio innevato dal sito archeologico di Pompei. © Photo credit: Eleonora Vallin @eleonoravallin

A Napoli è Cultura acquistare un ex voto in piccole botteghe che altrove, in Italia, sono scomparse.
E’ Cultura scrivere a mano un messaggio da imbucare in una teca davanti alle spoglie di San Giuseppe Moscati, il medico santo di cui la Chiesa del Gesù Nuovo custodisce lo studio e la poltrona dove spirò.
Assaporare un ragù che necessita di (almeno) sette ore di cottura per condensarsi.
Mangiare con i servizi e le Porcellane di Capodimonte.
Vedere ovunque Maradona.
D’altronde, la “mano di Dio” è la sua: quella del goal dei quarti di finale del Mondiale 1986, il 22 giugno.
E nell’ultimo film di Paolo Sorrentino ci sono tutte le verità e leggende di Napoli: Il Monaciello che si intrufola nelle case dai sotterranei attraverso i pozzi. Il bianco e l’azzurro. La condivisione delle storie e della vita. I panni stesi all’aria aperta ad asciugare anche sotto un acquazzone. I cestini di vimini calati dall’alto. Il mare. Le corse in motorino in tre. E, anche alla fine, la fuga.
L’uscita da una città a cui si potrebbe dedicare l’odi et amo di Catullo.

La spettacolare fermata di Toledo della metroart, Napoli. ©Photo credit: @frog.ga

«La bellezza di Napoli cresce di giorno in giorno, di settimana in settimana, via via che scopre i suoi segreti. Finché si giunge a intendere che veramente è questo il più bel golfo della terra. Ed è una bellezza tonica. Cresce la felicità di vivere, diminuiscono i bisogni; si entra in uno stato di naturale sobrietà, e si esce dalla schiavitù degli orari. L’orario a Napoli può essere una necessità pratica, mai una necessità intima». (Guido Piovene)

Sarebbe impossibile stilare un elenco completo o quanto meno esaustivo di ciò che questa città offre nelle sue svariate forme che intaccano tutti i nostri sensi. E questo “scritto” non ha la pretesa né di essere un reportage di viaggio né una guida alla città.

Mi limito dunque a pochi consigli per scoprire alcuni piccoli segreti, lasciando al vostro istinto il piacere di ciondolare senza meta con il naso all’insù e il cuore aperto e curioso.

Partiamo da cosa non si dovrebbe scordare di fare a Napoli…

  • Inzuccheratevi con un fiocco di neve alla Pasticceria Poppella di via Santa Brigida (laterale Corso Toledo). Sono gli unici in città ad aver brevettato una delizia unica al mondo.
  • Appiccicatevi le mani con una Graffa dello Chalet di Ciro (Mergellina)
  • Passeggiate con i taralli caldi e una birra acquistati in uno dei chioschi lungomare (Mergellina)
  • Provate la pizza fritta, a portafoglio e la pizza cornicione

    La sublime pizza montanara, tipico impasto di pizza fritto e condito con sugo di pomodoro, basilico e abbondante parmigiano. © Photo credit: Eleonora Vallin @eleonoravallin

  • Lasciate un caffè sospeso in regalo, dopo averne assaporato uno in una tazzina bollente. Tra i bar consigliati oltre ai noti Gambrinus e l’adiacente Il vero bar del Professore proprio accanto Piazza Plebiscito da provare anche l’Antico Caffè Prencipe in piazza Municipio. Qui è d’obbligo la sfogliatella: un giorno riccia e un giorno frolla.
  • Assaggiate il ragù. Provare i due primi piatti tipici: la pasta patate e provola e alla genovese.

Cosa non si può evitare di vedere…

San Gennaro murales dell’artista Jorit, quartiere Forcella, Napoli.
© Photo credit: Filomena Cocchia @filomenacocchia

  • Il centro storico con le sue vie, Spaccanapoli che viene tagliata perpendicolarmente dalla via dei presepi artigiani che è San Gregorio Armeno. In questo grande fazzoletto di vita si trovano le meraviglie della città come il Convento di Santa Chiara con le sue maioliche (consiglio la visione del video a inizio porticato per capire il luogo e la sua storia), la Chiesa del Gesù Nuovo con gli ex voto dove lasciare una preghiera o un messaggio al medico santificato, la Cappella di San Severo e la statua del Cristo Velato a cui bisogna avvicinarsi dopo aver percorso con contezza il labirinto di statue di una cappella unica al mondo, il Duomo con la cappella di San Gennaro (il santo della liquefazione del sangue) con accanto un tesoro che oggi vale più di quello della Regina d’Inghilterra e la chiesa di Santa Luciella ai Librai resa famosa per il teschio con le orecchie legato al culto delle anime pezzentelle: le anime anonime e abbandonate, senza un funerale adeguato. Un luogo che simboleggia il rapporto speciale della città con la morte e l’aldilà.
  • Gli altri quartieri: la salita al Vomero in funicolare (con ritorno per i gradini della Pedementina) vale il viaggio anche solo per la vista sopra Castel sant’Elmo che si affaccia sul Complesso monumentale di Santa Chiara (proprio lì attaccato c’è per altro un piccolo negozio/factory che produce, anche su ordinazione, cammei artigianali da oltre 80 anni). I quartieri spagnoli da perlustrare per trovarsi di fronte al primo Murales della città: quello di Maradona. Ricostruite grazie a Google la storia del Murales e della finestra. Guardatevi intorno e fotografate la Pudicizia che vi sta accanto con il filtro negativo del cellulare. Passeggiate fino a Mergellina, prendete un taxi e fatevi portare fino a Capodimonte. Attraversando la città e il rione Sanità (la cosiddetta periferia al centro di Napoli) vedrete, oltre a un’altra Napoli, un patrimonio immenso e nascosto di basiliche e catacombe (in primis quelle di San Gennaro). Da non perdere il Cimitero delle Fontanelle, il luogo simbolo della devozione di Napoli verso i defunti, e prima la casa di Totò.

    È un piacere perdersi tra i colori, gli odori e i suoni di Spaccanapoli, qui è doveroso l’acquisto di un souvenir portafortuna. ©Photo credit: Filomena Cocchia @filomenacocchia

Se avete voglia … e tempo:

Napoli sotterranea alla ricerca del Monaciello, tra cisterne, pozzi e labirinti bui. Vietata a chi soffre di claustrofobia.
Per chi ha più giorni: Pompei con le sue rovine e il Vesuvio ma non sono di meno, anche se meno opzionati dai turisti al loro primo tour i Campi Flegrei con la Piscina Mirabilis e Rione Terra.
Per chi può spingersi oltre… la Reggia di Caserta.
Buon viaggio!

@eleonoravallin

In copertina: Il Cristo velato, Giuseppe Sannartino, Cappella dei Sansevero, Napoli. ©Photo credit: www.IlTurista.info