di Martina Scalzo |

Personalmente ho vissuto la quarantena come un momento di riflessione ed inizio di un cambiamento.

Ho chiuso il mio studio il 10 marzo, faceva ancora freschino, indossavo un cappottino leggero in lana, l’albero di gelso nel mio giardino aveva dei timidi germogli verdi, erano spuntati i primi giacinti e le giornate iniziavano timidamente ad allungarsi. Con il passare dei giorni ho visto i giacinti crescere, sfiorire, lasciare il posto ai tulipani prima e agli iris poi, ho visto “esplodere” i miei cespugli di rose, con l’ora legale le giornate sono lunghe ed il clima si è fatto via via più caldo. Sembrano sciocchezze, ma io ero la classica persona che si rendeva conto che stava piovendo perché vedeva le pazienti arrivare in studio con l’ombrello. Vivevo chiusa in 4 mura senza avere il tempo di capire cosa realmente stesse succedendo intorno a me. Ho imparato ad organizzarmi il lavoro casalingo ed ho notato che, paradossalmente, la mia casa è più pulita ed ordinata ora, che l’ho vissuta 24 ore al giorno di quando la salutavo al mattino e la rivedevo alla sera.. e di fatto se la godeva solo il gatto.

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Ho avuto il tempo di rimettere in ordine delle vecchie cose, per scoprire che ci sono persone care che non sento da troppo tempo, che ci sono troppe esperienze che avrei voluto fare e che continuo a non fare perché “non ho tempo”.

Mi sono resa conto che ho passato la vita a passo di corsa, a lavorare fino allo sfinimento, al riempire ogni secondo del mio poco tempo libero, a cercare di capire come accontentare le richieste di tutti, a dedicare a mio marito ed ai miei affetti solo le briciole di energia rimaste dopo una giornata massacrante, a vivere sognando il weekend, per poi piombare nello sconforto la domenica pomeriggio.

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La quarantena mi ha costretta a rallentare i ritmi, a rivedere le priorità, a capire che, nonostante due mesi di chiusura, io esistevo ancora. Ero tornata ad essere una persona. Non avevo più bisogno dello shopping compulsivo per lenire le frustrazioni, ho potuto capire che, cucinando e mangiando in modo consapevole, potevo fare 3 pasti al giorno senza ingrassare, che potevo avere tempo di coltivare i miei interessi.

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In una società veloce, dove anche i rapporti umani si consumano in pochi istanti mi sono riappropriata della sensazione di sentire la mancanza sincera di una persona cara, proponendomi di vederla appena si potrà, e di rivederci assaporando ogni istante del nostro incontro, senza l’ansia del dove andiamo/che facciamo. Dedicare un pomeriggio ad un the con l’amica più cara, sottraendolo per una volta ai ritmi forsennati della routine quotidiana sarà possibile, abbiamo imparato a sopravvivere stando chiusi per due mesi, davvero non riusciremo a prenderci un pomeriggio libero?

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Sarà difficile imparare a vivere nel presente, a mantenere un ritmo lento in una società che corre in modo folle, ma se questa quarantena ci avesse davvero insegnato che si può vivere meglio? Che si può lavorare in modo più organizzato? Che si può comprare meglio e di qualità perché abbiamo bisogno di poche cose belle e non di tante così così? Che siamo noi la nostra vera ricchezza?

Pensiamoci…

Martina Scalzo @martinamelpomenis

In copertina: photocredit Pixabay