Leighton House Museum

di Emanuela Borgatta Dunnett
Intervista a Daniel Robbins
La dimora londinese del pittore ed architetto Frederic Leighton aperta al pubblico dal 1929, è stata recentemente sottoposta ad importanti lavori di restauro, che ci hanno permesso di intervistarne il curatore Daniel Robbins, per scoprire di più sui contenuti, le mostre in corso ed i progetti futuri.
Partirei dal recente processo di restauro e ristrutturazione. Come descriverebbe i principali cambiamenti avvenuti e quali sono i progetti futuri in cui sarete coinvolti?
Leighton morì nel 1896 e la casa divenne un museo quasi subito dopo. A seguito della trasformazione in museo, sono state fatte due aggiunte: una alla fine degli anni Venti per formare una galleria di esposizioni temporanee e una, dopo la seconda guerra mondiale, per riempire lo spazio esterno; naturalmente, in base alle risorse architettoniche del periodo. Il progetto principale si è occupato di riallestire queste due aggiunte per implementare il tessuto portante della dimora storica.

Photo Credit: https://www.architectsjournal.co.uk/
I pezzi degli anni ’50 sono stati interamente rimossi e ciò ha rivelato parti dell’edificio originale, ora adibite ad uno spazio Café; mentre le parti degli anni ’20 sono ora sede di una nuova reception. Allo stesso tempo, abbiamo scavato il seminterrato per creare la nuova galleria di disegni di quegli artisti che hanno vissuto nelle case vicine, utilizzandole come loro studi, durante l’ultimo quarto del XIX secolo. Questo ci ha permesso di completare il restauro della casa vera e propria e di reintegrare due locali che venivano utilizzati in passato, uno come biglietteria e reception e l’altro come annesso alla galleria espositiva. I lavori sono, ora, conclusi.
Ritiene che il modo in cui la Leighton House si presenta oggi permetta ai visitatori di vivere un’esperienza più completa?
Certamente. In effetti, l’esperienza del visitatore è molto più coinvolgente, sin dal momento in cui entra nella casa. Tutti gli interni che si susseguono sono presentati nel modo più aderente possibile a com’erano ai tempi. Un altro cambiamento che abbiamo apportato riguarda il seminterrato storico, che è stato trasformato in un centro di apprendimento dove le scuole e gli ospiti possono svolgere diverse attività.
Ciò che vediamo oggi, da visitatori, rispecchia il periodo in cui vi visse Leighton?
L’idea iniziale era quella di conservarlo con tutto ciò che possedeva, ma non è stato possibile, così si è arrivati alla vendita di tutto il suo contenuto, affrontando il difficile periodo del XX secolo, quando l’apprezzamento dell’architettura e dell’arte del XIX non era forte come al giorno d’oggi.
Per quanto riguarda la collezione, per gran parte del XX secolo l’enfasi è stata posta sull’acquisto di opere dello stesso Leighton, mentre negli ultimi dieci o quindici anni abbiamo cercato di spostare l’attenzione verso la riacquisizione di quadri che facevano parte della sua collezione e di trovare abbinamenti corretti con gli arredi. Durante il lockdown abbiamo trascorso molte ore su Internet a cercarli, con molto rigore nell’individuare gli oggetti corretti.
Posso facilmente immaginare che curare un museo di tale qualità significhi svolgere continue ricerche. Quali sorprese ha incontrato, lavorando come curatore?
Certo. Qualche anno fa, abbiamo trovato un dipinto appartenente alla nostra collezione dell’artista francese Marie Cazanne presso il Currier Museum (Manchester New Hampshire, USA). Ce l’hanno prestato, dicendo che non l’avevano mai esposto e, per questo motivo, alla fine ce l’hanno ceduto per un dollaro. Un altro mobile che faceva, sicuramente, parte dell’arredamento originale della casa è stato ritrovato in Australia, quindi lo abbiamo riportato qui. Il progetto per il futuro è di continuare con questo processo, perché il lavoro svolto negli ultimi due anni mi ha fatto pensare che se ci fossimo concentrati su questo aspetto, negli ultimi venti o trent’anni, avremmo notato che ciò che passava per le sale di vendita nel mondo, era parte della collezione originale di Leighton.
Potrebbe parlarci della genesi della recente mostra: Artists and Neighbours: The Holland Park Circle?
Vogliamo sicuramente organizzare altre mostre come questa, dedicate agli artisti dell’epoca, concentrandoci sui loro studi, sull’arte e l’architettura vittoriana; nonché contemporanea proveniente dal mondo islamico, come un diverso filo conduttore del programma.
Emanuela Borgatta Dunnett @manuwritesandreviews
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