Le buone maniere oggi

di Samuele Briatore |
Molti si chiedono che se sia ancora corretto parlare di buone maniere e galateo oggi, se tutti questi consigli siano davvero utili oppure solo degli sterili codici di comportamento. Alcuni sostengono che la loro conoscenza implichi solamente un esercizio, un modo come tanti per distinguersi dagli altri, giudicandosi implicitamente migliori di chi si ha di fronte, altri sostengono che sia una disciplina obsoleta e polverosa, appannaggio di una determinata classe sociale, spesso utilizzata per discriminare il prossimo e rimarcare il proprio “status”. Secondo certe interpretazioni, queste affermazioni possono essere tutte vere, secondo altre, invece, possono risultare completamente false. Vero è che questa disciplina, così come tutte le altre, può essere declinata in diversi modi, in questa sede cercheremo di offrire una visione alternativa a quelle che percepiamo oggi come più diffuse, per seguire intenzioni simili a quelle dichiarate oltre due secoli fa da Melchiorre Gioia nel suo Nuovo Galateo, con il quale si proponeva di offrire un codice della “pulitezza” per ingentilire gli affetti dell’animo.
Per comprendere meglio cosa siano le buone maniere oggi credo sia molto utile ricordare il dilemma di Arthur Schopenhauer «Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro.

Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore.

Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione». Credo sia esattamente questo il centro del pensiero che vogliamo suggerire, una giusta distanza, tesa a non ferire e non essere feriti.

In questo dilemma, è chiara la nostra predilezione verso un modo di unirci in modo sempre consapevole e responsabile, forti di un ascolto sinergico che possa garantire una rete armoniosa e gentile di affetti e rapporti.
Se, ad esempio, nel Galateo di Gattini del 1869 gli obiettivi erano “conservare la tranquillità, la fratellanza e l’unione” oppure “la stima e l’affetto dei popoli”, dal Dopoguerra è cambiato il senso delle buone maniere con la separazione tra cortesia e morale, vanificando i nobili obiettivi dei trattati di pedagogia, i quali erano concentrati nella riflessione sulla cortesia e sul buon modo del vivere insieme. Venuti, quindi, meno i contenuti etici e politici, si è lasciato spazio alla manualistica, che ha spesso sostituito il contenuto primario con concetti perbenisti, tesi ad una frammentazione della società quando non ad una mera esibizione dell’autore. In questa ottica, molti consigli vengono ribaltati nel loro significato, confondendo la galanteria con il maschilismo, intendendo i rapporti tra due generi e non tra due persone, proponendo la tavola come luogo di esibizione delle decorazioni anziché quale campo d’azione dell’ascolto e della conversazione, utilizzando la moda come un tratto distintivo e esibizionistico e non come un codice di accoglienza e rispetto.
In copertina: “I ricci” illustrazione di Anna Amadio @anna.amadio65
No Comments