di Federica Pagliarini |

E se la polvere fosse anche vita? Per l’artista Luca Vitone lo è. Classe 1964, nato a Genova, vive e lavora a Milano. Inizia a lavorare nella metà degli anni Ottanta sul concetto di luogo, spingendo lo spettatore a riconoscere qualcosa che già è presente nella sua memoria. Le ceneri di Milano (2007) è un’opera di dimensioni imponenti, essendo alta quasi 3 metri. Si trova a Bolzano, al Museion. Scopriamo il suo significato.

Luca Vitone, Le ceneri di Milano (2007). Fonte: Artribune

A prima vista potrebbe sembrare un gigantesco monocromo grigio.

Si tratta invece di un accumulo di polvere. In particolare della cenere che è stata prodotta da un termovalorizzatore per la combustione dei rifiuti di Milano. L’artista ha preso la cenere, usandola come fosse un vero e proprio pigmento, e l’ha fissata su una lastra di alluminio, protetta poi da una lastra di plexiglass.

Impressionante vero? Forse non ve lo aspettavate. Ma cosa indica tutto questo procedimento nella mente dell’artista?

I granelli di polvere prodotti dal termovalorizzatore non sono altro che i frammenti di vita della città. La cenere presenta il paesaggio urbano. È ciò che resta della quotidianità. La polvere diventa così un “medium” per raccontare i luoghi e quello che è stato vissuto. Assume un valore puramente site-specific. La lastra di plexiglass è servita per fermare la memoria del luogo. L’artista non voleva che sopra l’alluminio si andasse a depositare altra polvere proveniente dall’esterno.

 In questo senso si potrebbe parlare anche di “memento mori”, un tema che è sempre stato molto caro alla storia dell’arte.

Un monito: “ricordati che devi morire”. Vitone ci ricorda che la vita scorre, allo stesso modo del tempo.

Luca Vitone però non è stato il primo a utilizzare la polvere nelle sue opere. Già Marcel Duchamp ne aveva fatto uso in una sua opera. Vi viene in mente quale? Sto parlando del Grande vetro (1915-23) dove la polvere è stata usata, anche in questo caso, come fosse un colore. In particolare la si vede nella parte inferiore dell’opera, dove si trovano i setacci. Man Ray immortalò l’opera nel suo farsi e la polvere è diventata la protagonista di un suo celeberrimo scatto intitolato Allevamento di polvere (1920).

Man Ray, Allevamento di polvere, 1920, dettaglio de “Il Grande Vetro” di Marcel Duchamp ( 1915-23)

Le ceneri di Milano è stata realizzata nel 2007 ma, nonostante siano passati ormai un po’ di anni, l’opera è tuttora attuale. Il tragico momento che stiamo vivendo a causa del covid-19, sta mettendo a dura prova soprattutto la città di Milano e tutta la Lombardia. Sembra che l’inquinamento e le polveri sottili possano essere state alcune delle cause di contagio. Quella polvere, se l’opera venisse replicata oggi, sarebbe indice di quello che la capitale lombarda sta vivendo. Diverrebbe l’essenza della vita, come della morte, immortalando gli istanti della quotidianità, belli o brutti, di ogni cittadino.