LA PARIGI DELLA “BELLE- ÉPOQUE” – PARTE I

di Elena Vitali
“Decisamente l’aria di Parigi è diversa da tutte le altre. C’è un non so che di euforico, d’eccitante, d’inebriante, che mette addosso una voglia di saltare e di fare ben altro ancora. Appena arrivo qui mi sembra di aver bevuto una bottiglia di champagne.”
In questi termini parla il Dottor Saval nel racconto “Una serata” di Guy de Maupassant riferendosi al clima esuberante della Parigi di fine secolo: prima capitale che per struttura sociale e per complessità urbanistica rispecchia la sua moderna dimensione di metropoli in una vastissima gamma di prodotti di arte letteraria e figurativa.
Parigi, negli ultimi anni dell’Ottocento, è un insieme di fluttuanti polarità sociali, economiche, politiche e culturali. Alla forte crescita demografica causata dallo spopolamento rurale e dal declino dell’agricoltura si aggiunge il flusso improvviso e inusitato di nuovi stranieri portati in città da una rete ferroviaria sempre più ramificata. Una popolazione eterogenea, cosmopolita: abitanti di origine e provenienza diversa, individualità con proprie usanze e proprie abitudini condividono lo stesso spazio urbano svolgendo attività diversificate in un clima di esaltante frenesia.

Photo Credits: quadri-e-stampe.it
Edmond de Goncourt nel suo “Diario” riferisce:
“Sulla Senna alle cinque… Mai Parigi, nella vendita di corsa dei giornali della sera, nell’intralciarsi delle vetture, nella rapidità volante delle biciclette, nella ressa indaffarata della gente, nell’urtarsi brutale dei passanti, mi è apparsa così nettamente come una capitale di un paese della Follia, abitata da agitati.”
La strada appartiene a tutti e accoglie tutte le attività temporanee: dalle fiere ai mercati, dalle manifestazioni alle sfilate, dalle cerimonie pubbliche alle semplici passeggiate.
Nel grande spettacolo dei Boulevards e delle Avenues le differenze tra i singoli cittadini si fanno sempre più sottili; la comunanza di ambiti, svaghi, toilettes e costumi proposti dalla moda tende ad annullare qualsiasi disparità sociale.
Espressione tipica è l’esistenza di un Tout Paris costituita da esuberanti artisti, commedianti, giornalisti, artigiani, operai, commercianti, eleganti aristocratici, donne di alto, medio e basso rango, venditori ambulanti, flâneurs che vivono e trascorrono il loro tempo libero “en plein air“.

Pierre Auguste Renoir (1841 – 1919), Bal du moulin de la Galette, 1876, Olio su tela, 131 x 175 cm, Parigi Musée d’Orsay
La vivacità della folla parigina filtra dalla vitalità dello spazio urbano che assurge a specchio della realtà cittadina. La flânerie e la diffusione delle terrazze dei caffè e dei giardini come luoghi dove poter guardare ed essere guardati, sono tra le manifestazioni più tipiche di questo inedito gusto del “rispecchiarsi” che si traduce a livello letterario e artistico in vari modi di percepire, godere e pensare la vita civile.
Nelle arti figurative a partire già dall’Impressionismo si preannuncia una espansione della percezione sensoriale, un nuova e accentuata sensibilità verso la mutevolezza degli eventi, il ritmo nervoso e vivace della esistenza cittadina, le impressioni istantanee e le vedute panoramiche di paesaggi e ambienti circostanti. Con le loro rese pittoriche Manet, Monet, Renoir, Degas, Toulose-Lautrec si fanno interpreti della realtà sociale parigina nelle sue differenti stratificazioni e manifestazioni, ubbidendo così a quella particolare tendenza estetica per cui l’individuo osserva la propria realtà riflessa nel prodotto artistico come ad uno specchio.

Photo Credits https://exploreparis.com/
Ma per la sue maggiori possibilità di riproducibilità, e quindi di diffusione e di fruizione, è l’illustrazione – di molteplici generi – ad assumere il ruolo principale di rispecchiare in immagine la vita urbana fin-de-siècle.
(to be continued…)
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