di Patrizia Ferrando

LA GIORNATA DELLA GENTILEZZA: LE BUONE MANIERE CAMBIANO IL MONDO

La gentilezza ha la sua giornata mondiale: la data scelta è il 13 novembre.

Questa iniziativa, che vede oggi protagonisti in ogni parte del mondo ed entra anche nelle scuole primarie e secondarie, prende il via in Giappone, nel 1998.

Il Movimento per la Gentilezza nacque inizialmente da un gruppo di organizzazioni non governative, accomunate dall’interno di valorizzare modi di essere all’insegna della responsabilità e dell’attenzione, verso il nostro prossimo, verso gli animali, verso l’ambiente.

La giornata della gentilezza nasce in Giappone dove essere gentili è un’arte.
©Photo credit: Go! Go! Nihon

Il senso della giornata della gentilezza risiede nel principio di un filo di gesti e parole, appunto, gentili, che può e deve unirci.

Certamente risulta facile deprecare i comportamenti grossolani e arroganti, leggendo post sui social pieni zeppi di parole d’odio o commenti velenosi. Lo stesso avviene quando osserviamo una grande o piccola sgarberia, una lite evitabile, la sofferenza generati dagli attacchi del bullismo.

Rimpiangere più o meno fantomatici tempi andati, e lamentare un malcostume, però, non migliora nulla.

Capita anche di imbattersi in un altro messaggio, stavolta fuorviante; alcuni esprimono o trasmettono la sensazione che mostrarsi gentili sia segno di fragilità, o che, nella forma di maniere eleganti, vada usata solo verso persone di riguardo o di nostro interesse, in particolari occasioni, indossandola come uno scomodo abito da cerimonia.

ATTENZIONE COME GENTILEZZA

Ma può esistere educazione senza gentilezza?

Certo che no, perché ridurla a qualche conoscenza di formule, o magari all’uso delle posate, svuoterebbe e svilirebbe l’educazione stessa.

Sii gentile e disponibile sempre.
©Photo credit: Fotografierende via pexels

Gentile, dalla poesia stilnovista all’esordio formale di una lettera, è una parola che conosciamo tutti.

Conosciamo altrettanto la gentilezza?

Per esplorarla appieno forse non basterebbe una vita intera, penso tuttavia che un buon punto di partenza possa essere l’attenzione.

L’attenzione, nella sua forma gentile, ci rende visibili e fa sentire gli altri riconosciuti da noi.
In un percorso di gentilezza, ci accorgiamo dell’importanza delle buone maniere verso gli estranei, verso persone con cui abbiamo contatto fuggevole e che probabilmente non rincontreremo. A contare non sono ricerche di vantaggi, solo un modus vivendi.

Qui mi permetto di appropriarmi di un concetto appartenuto alla poesia stilnovista, in cui la gentilezza passava per gli occhi ed emergeva nel saluto e in altre parole semplici.

Oggi, però, non andiamo in cerca di amor cortese: modo di guardare e di esprimerci diventano quasi rivoluzionari.

GESTI E PAROLE PER AVVICINARCI ALLA GENTILEZZA

Qualche esempio concreto.

Se concediamo ai nostri occhi di posarsi sugli altri, e non rimaniamo solo iperconcetrati su noi stessi o sul nostro smartphone, ci accorgiamo di quanti intorno a noi potrebbero aver bisogno di un piccolo aiuto.

Spostare un oggetto pesante, cedere il posto in autobus, chiedere a chi si guarda intorno smarrito se gli occorrono indicazioni, diventano occasioni per migliorare la giornata degli altri, ma anche la nostra.

Esprimere gentilezza, al contrario di quanto asserito da chi la vede come una modalità di porsi molto debole, rafforza l’autostima, perché enfatizza il valore individuale.

E ricordiamoci di sorridere, anche di più quando indossiamo la mascherina.

Un sorriso è sempre un’espressione di gentilezza, facciamolo spesso, sorridiamo agli altri.
©Photo credit: pexels

Qualcosa di simile avviene con piccole parole: saluti, ringraziamenti, espressioni educate. Non sempre vengono utilizzate nella fretta della quotidianità, e questo impoverisce. Fa sentire tutti più soli, lascia il sapore amaro di una società in cui tutto viene dato per scontato e dovuto.

GENTILEZZA, UN RICORDO PERSONALE

Anni fa mi sentii male durante un viaggio, e mi ritrovai sul lettino di un pronto soccorso.

Preda dello spavento, oltre che di spiacevoli sintomi, non sapevo quanto avrei dovuto aspettare, e cercavo invano un piccolo appiglio di conforto. Intorno a me, il personale si muoveva con l’agitazione di una giornata stressante.

A un certo punto, un’infermiera entrò nella stanza, e le chiesi un fazzolettino. Quando me lo porse, la ringraziai, ammetto, in modo anche abbastanza automatico.

Quel grazie suscitò l’effetto di una sferzata gentile.

Non trascuriamo mai l’effetto terapeutico della gentilezza.
©Photo credit: pixabay

Lei mi guardò quasi stupita, come se si accorgesse che io la vedevo. Parlandomi per un paio di minuti, alleggerì subito l’atmosfera.

In un istante il minimo spazio di mondo mio, e, credo, anche il suo, erano cambiati.
Ecco, non solo in una giornata della gentilezza, le buone maniere cambiano il mondo.

@misspattina

In copertina: giardino giapponese ©Photo credit: pixabay