L’ AMORE AI TEMPI DI MATILDE SERAO

di Valentina Badini |
L’amore ai tempi di Matilde Serao
seguiva regole e convenzioni sociali molto diverse da quelle odierne.
Vi siete mai chiesti, magari leggendo un romanzo di inizio secolo scorso o guardando un film, come era realmente fidanzarsi nel 1900?
Matilde Serao, nel suo soave “Saper Vivere”, ci racconta quali erano le convenzioni sociali (di aristocrazia e alta borghesia) per un giovane che voleva chiedere la mano di una fanciulla.

Matilde Serao, scrittrice e giornalista- ©photo credit www.wikipedia.org
Fase preliminare
Innanzitutto c’era una fase preliminare in cui il giovane, oppure un suo rispettabile amico, si presentava al padre della fanciulla, cercando ovviamente di fare la migliore impressione possibile.
Nel caso in cui la ragazza fosse rimasta orfana (evenienza non così rara), il giovane doveva presentarsi al cospetto della madre oppure del fratello maggiore.
Questo era il momento in cui si discutevano le condizioni del matrimonio, tant’è che le grandi e più abbienti famiglie solevano mandare i loro avvocati o amministratori per delineare le questioni patrimoniali.
Questo incontro avveniva nel modo più discreto e privato possibile e, una volta raggiunto l’accordo e solo allora, veniva chiesta ufficialmente la mano della signorina.
Dietro a tanta riservatezza c’era una ragione ben precisa: qualora l’accordo non fosse stato raggiunto, ognuna delle due parti poteva ritirarsi senza dare luogo a pettegolezzi o maldicenze, salvando il proprio buon nome e la propria dignità.
Quando tutti gli accordi erano stati presi, poteva avere luogo la richiesta.
Il fidanzamento ufficiale
Il più prossimo parente del giovane, e su questo Matilde Serao è categorica, doveva recarsi a casa della signorina per sottoporre la richiesta al più prossimo parente della fidanzata.
I due giovani erano chiaramente informati di tutti gli incontri ma solevano aspettare dietro le quinte che la domanda fosse posta formalmente da un lato, gradita ed accettata dall’altro.
E, dunque, quando potevano finalmente incontrarsi i due giovani, direte?
Il giorno dopo l’ultimo incontro quando, finalmente, il fidanzato era ammesso in casa della fidanzata.
Egli si presentava con un dono, ovvero l’anello, di foggia e valore commisurato alle possibilità dei fidanzati.
La raccomandazione era quella di sceglierlo elegante ma non eccessivo, in quanto i doni alla futura moglie dovevano aumentare col crescere della relazione.
La fidanzata, dal canto suo, ricambiava il dono con un anello anch’esso modesto o con un altro oggetto sempre modesto.
Il “dress code”
C’era poi anche quello che oggi chiameremmo “dress code”.
Il parente del fidanzato, infatti, doveva presentarsi al primo incontro preliminare in redingote e tuba.
Lo stesso faceva il fidanzato; dopodiché poteva passare al tight.
Duranti gli incontri che dagli abiti indossati deduciamo avvenissero al mattino o nel primo pomeriggio, si offriva del caffè o del tè accompagnati da bombons.
Frequentarsi
A questo punto la coppia poteva cominciare a frequentarsi.
Frequentarsi, sottolinea Matilde Serao, a quell’epoca significava che il fidanzato era ammesso in casa della fidanzata per qualche ora, un giorno o al massimo due alla settimana, abitualmente, il giovedì e la domenica.
Tempi che cambiano
È necessario collocare le parole di Matilde Serao nel contesto storico di un’Italia unita da soli 39 anni, che sta cercando nuovi modi e convenzioni sociali che siano comuni a tutte le realtà. Il Paese sta cambiando.
E così troviamo una nota di disappunto velata di malinconia tra le parole della scrittrice e giornalista.
La Serao ci dice che nel 1900, i fidanzati spadroneggiano, che sempre più spesso è concesso loro, fin da subito, di accompagnare le signorine a teatro, a messa, alla passeggiata e perfino di stare con loro nello stesso palco, e di frequentare la casa ogni giorno.
Insomma, la Serao trova che ci sia troppa confidenza rispetto al tempo in cui “[…] i matrimoni, diciamolo malinconicamente, riuscivano meglio!”
Questa è una nota che mi fa sorridere, ma anche riflettere non solo su abitudini che ci appaiono vintage e lontane, ma sulla natura umana che a quanto sembra, rimpiange sempre i tempi passati.

sposi e damigelle ai primi del novecento – ©photo credit www.giornaledipuglia.it
in copertina: un matrimonio dei primi del novecento – ©photo credit www.giornaledipuglia.it
Valentina Badini
Instagram: @galatuo
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