di Elena Vitali

Grande classico della narrativa del primo ‘900, Il treno per Istanbul di Graham Greene, scritto nel 1932, ci porta in un itinerario lungo tutta l’Europa: dalle coste del Belgio fino a Costantinopoli.
Un viaggio fatto con il mezzo più affascinante di sempre: il treno.
Ma non un treno qualunque. Greene ambienta il suo romanzo nell’unico meraviglioso convoglio che consente di fare un salto indietro nel tempo, in un’epoca dal fascino nostalgico e intramontabile e dal glamour davvero senza limiti: l‘Orient Express.
Anche se il romanzo all’inizio fatica ad ingranare, mano a mano che ci si addentra nella storia e si procede nella lettura, si viene catturati dallo stile elegante e adrenalinico dell’autore, grazie ad un sapiente bilanciamento di passioni, di attese, di ansie e di azioni, gestito con calma e solennità.
Bellissime le descrizioni dei paesaggi freddi e innevati, dei vagoni letto illuminati dai raggi della luna, dei ristoranti pieni di luce: una scenografia perfetta in cui calare un insieme di personaggi che, con le loro individualità, rappresentano il campionario umano della società del tempo.

Uomini e donne in viaggio attraverso le proprie vite, vittime e carnefici di un cinismo generale.
Il misterioso dottor Czinner, comunista e sognatore; la piccola e dolce ballerina Coral Musker; Myatt il commerciante ebreo in viaggio d’affari; Mabel Warren, cinica giornalista a caccia di scoop e il ladro Grünlich: vite diverse che si incontrano, si intrecciano nello scorrere inesorabile del viaggio.

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Il rimando al celebre giallo di Agatha Christie è immediato, ma le atmosfere del romanzo di Greene sono decisamente diverse: più cupe, più pesanti. I personaggi disincantati, spesso chiusi in se stessi, si muovono in un modo impietoso ed ostile.
Questo libro non è solo un raffinatissimo giallo, o come lo stesso autore lo definisce, un “divertimento”. È l’affresco di un’Europa piena di contraddizione, di drammi, dove è già presente il seme della follia che porterà alla Seconda Guerra Mondiale. Greene, con l’uso sapiente della sua penna, delinea la fragilità, il tormento che si sta vivendo in quel momento in una Europa sferzata dai venti cupi del razzismo, dell’antisemitismo, della povertà.

“Questo viaggio pare il canto del cigno di un’epoca e quella di Greene, scrittore assoluto, genio puro della narrazione, è una premonizione della sconfitta di un intero continente, un’intera umanità. Premonizione. O forse solo riflessione. Greene spia l’umanità con occhi, orecchie e cuore, e come su un palcoscenico, da uomo di teatro, la mette in scena nuda e cruda”.

(Antonio Manzini)

Un’opera magistrale, unica e fortemente attuale: “in quei vagoni potrebbe viaggiare benissimo un campione della spaesata umanità di oggi”.

Graham Greene, Il treno per Istanbul, Sellerio Editore, Palermo, 2019 ©Photo credit: Elena Vitali

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In copertina: ©Photo credit: Aleks Marinkovic via Unsplash