“IL MAGO DI RIGA” DI GIORGIO FONTANA

di Elena Vitali
Giorgio Fontana fin da ragazzo giocava a scacchi; e questa sua passione lo ha portato ad incontrarsi con Michail Tal’, straordinario campione del mondo nel 1960 che è rimasto nella storia per tante particolarità legate sia al suo stile di gioco sia alla sua persona.
In un’epoca in cui i più grandi giocatori applicavano uno stile cauto e incentrato sulla tecnica delle strategie, questo giovanissimo scacchista lettone si impone sulla scena con un modo del tutto sconosciuto. La sua modalità di attaccare aveva un nonsoché di mefistofelico: sacrificava i suoi pezzi migliori per creare caos, una situazione in cui le sue doti naturali si trovavano particolarmente a loro agio.
“Il mago di Riga” – il titolo riprende appunto il soprannome con cui veniva chiamato Tal’ – racconta proprio la vita del giocatore che assomiglia in tutto a come lui stesso giocava: poetica, rischiosa, piena di sacrifici e dalle conseguenze incalcolabili.
Il breve romanzo parla di scacchi; ma anche di qualcosa che va ben oltre. Parla di desiderio, di malattia, di quanto sia cruciale il gioco in sé in una società in cui spesso lo rimuove. Parla di alcool, di avventure tragicomiche, dell’Unione Sovietica.
Ma soprattutto di libertà e di ricerca della bellezza, cosa a cui sempre aspirava in ogni sua partita.
La struttura narrativa di questo intenso libro è un continuo rimbalzare dalle mosse messe in atto nella sua ultima partita a Barcellona e gli episodi del passato che vengono evocati senza interruzione: ogni pezzo che si muove sulla scacchiera porta con sé il ricordo di una vita che si è accesa e si è spenta come tante vite di altrettanti geni rapidamente e tragicamente.
G. Fontana, “Il Mago di Riga”, Sellerio Editore, Palermo, 2022
In copertina: Photo credit Pixabay
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