di Eleonora Vallin 

Tutti conoscono Magellano e le sue imprese ma molti ignorano il fatto che se oggi sappiamo qualcosa di questa spedizione è grazie alla penna di un reporter italiano, vicentino per l’esattezza, anch’egli a bordo della nave che compì la circumnavigazione del globo: Antonio Pigafetta.

Magellano e il suo equipaggio furono i primi a scoprire le Isole separate della Patagonia da un canale immenso che avrebbe preso il nome del suo scopritore: Magellano.
E lo fecero scorgendo
la luce dei fuochi appiccati dagli Indios al largo di quelle isole alla fine del mondo abitato. Ecco perché l’ultimo (ab)braccio dell’Argentina si chiama Terra del fuoco. 

Ushuaia è la città più al Sud dell’emisfero, oltre ci sono solo Capo Horn e poi l’Antartide.
Ushuaia è’ un piccolo centro di casupole colorate che si snodano lungo due vie parallele tra lo strapiombo della Cordigliera innevata e l’immensità dell’Oceano. Ma a dirla tutta la città è più affasciante in foto che dal vivo!

Ushuaia è la città più al Sud dell’emisfero, oltre ci sono solo Capo Horn e poi l’Antartide.

Vivere qui non è molto economico ma per fortuna, a equilibrare le parti, gli stipendi sono sufficientemente alti rispetto alla regione meno ricca del Chubut, dove siamo stati bloccati in strada da una manifestazione di medici e insegnanti che non ricevevano lo stipendio da due mesi. Bloccati per ore, l’unica via d’uscita è stata la sterrata in mezzo al deserto. Ma anche questo è viaggiare!

Ushuaia, che si snoda sul canale Beagle, è una città portuale lontana da tutto.

La sua storia è scritta sui vagoni di un piccolo treno a uso turistico che ti conduce dentro il Parco nazionale della Terra del Fuoco.
Ushuaia è stata, prima di tutto, una colonia penale. A ridosso del bosco i prigionieri iniziarono a tagliare la legna e portarla a braccia per riscaldarsi. Poi costruirono la ferrovia, quindi Ushuaia stessa.
La cosa più interessante da fare in città, dove in ogni istante si ha la sensazione di essere un puntino perduto ai confini del mondo, è addentrarsi tra i muschi, i vischi e i licheni del Parco tra le vecchie casette di legno di un camping chiuso d’inverno, i laghi ghiacciati e metri di neve. 
Quando siamo arrivati la temperatura era sotto zero ma il verde cristallino e fluo dei licheni ci ha ossigenato il cuore.

Ushuaia, che si snoda sul canale Beagle, è una città portuale lontana da tutto.

Ti rendi conto di essere “lontano da casa” anche scorrendo il menu dei ristoranti. Ushuaia, a differenza dell’intero Paese, è terra di pesce e qui non puoi che mangiare il granchio gigante.

Dimenticate ogni granseola vista nel mondo: quello pescato nell’acquario davanti ai vostri occhi è un granchio enorme e vi viene presentato a tavola intero. Nessuna forchetta e coltello, solo forbici e tre minuti di spiegazione per capire come spolparlo. E’ una vera lotta ma ne vale la pena.

Ushuaia, a differenza dell’intero Paese, è terra di pesce e qui non puoi che mangiare il granchio gigante.

Nella terra del fuoco mangi molluschi e merluzzi neri ma anche tanta carne. La carne, (comprese tutte le interiora) è un culto. Preparata alla griglia, o “alla parilla“: basta guardare nei supermercati lo spazio dedicato a legna e carbonella. L’Argentina non è terra per vegetariani.

Ciò che è certo è che la cucina argentina appaga ogni palato, anche quello critico di un italiano all’estero. Si mangia e si beve bene a ogni latitudine, pur con le modeste differenze dei luoghi.

In Patagonia il piatto forte è l’agnello (cordero) cucinato in ogni salsa e forma, anche stufato con i funghi e le olive nere. In ogni luogo non mancano le empanadas (quelle fritte superano di gran lunga quelle al forno) e i dolci quasi stucchevoli per l’enorme quantità di zucchero: alfajores (biscotti a vari gusti ripieni), flan casero, dulce de leche, che è il nostro latte condensato al caramello.
I migliori a mio giudizio restano i bon bon di Calafate preparati con il mirtillo locale. 

La cultura italiana, negli emigrati palati argentini, vive ancora oggi di pasta e pizza. (!)
La pasta è in ogni casa ed è “affare domestico”: probabilmente non è al dente ma è un pilastro della dieta. La pizza invece è un fenomeno sociale. In Argentina non si usa ordinare una pizza diversa per ciascun commensale: infatti qui, dove l’impasto è molto più alto e la dimensione supera di quasi due-tre volte la nostra, vige il 
Para compartir”. Ossia la pizza si condivide, è un piatto socievole.

Come il Mate, l’erba amara che si gusta in ogni momento della giornata al posto del nostro caffè.

Ogni ristorante e bar, su richiesta, riempie di acqua bollente i termos degli argentini che poi la riversano nelle tazze dove d’erba è stata messa in infusione e che in questo modo sprigiona il profumo del tabacco.
La bevanda viene gustata con cannucce filtranti, color argento, e passata di persona in persona (non badate all’igiene) in un rituale che predilige chi si trova a sinistra.

Il Mate, l’erba amara che si gusta in ogni momento della giornata al posto del nostro caffè.

Comprata e testata (i bar non servono mate, è quasi impossibile berlo senza comprare il famoso Piporé al supermarket) ho capito che non fa per me. Ma vale il test!

Eleonora Vallin @eleonoravallin