di Elena Vitali

Roma, 23 Aprile 1908, Sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio.
Una data importante per tutti i movimenti femministi in Italia. Una data che sancisce l’inizio del primo Congresso del Consiglio Nazionale delle donne italiane.
Quotidiani locali, periodici illustrati e riviste femminili dedicano pagine e pagine ai lavori che si susseguono durante questa adunanza.
Tutte le maggiori rappresentanti dell’emancipazionismo, del suffragismo che in associazioni separate  avevano a testa alta lottato per emergere nella sfera pubblica, si trovano riunite per farsi promotrici di iniziative ed elaborazioni negli ambiti più disparati.

Il Congresso diviene la vetrina per eccellenza della operosità femminile.

Ogni donna giustamente reclama a gran voce e con toni perentori il proprio spazio di visibilità e di diritti ancora negati.

Eugenia Vitali Lebrecht è una di quelle!

Il suo discorso appassionato lascia il segno nel folto numero di uditrici.

Il suo femminismo spinge sulla necessità storica dell’emancipazione delle donne e sprona ad una educazione femminile laica e scientifica nelle scuole. Solo in questo modo le giovani potranno emanciparsi dal ruolo imposto di madri e massaie, mettendo fine al monopolio maschile sulla scienza.

Ritratto di Eugenia Vitali Lebrecht di Antono Mancini . ©Photo credit Facebook/eventisanfloriano

Non è un caso che la Vitali Lebrecht sia la prima ad istituire una scuola domenicale per sole donne

e a creare la prima cooperativa di lavoro femminile.

La sua vita e il suo pensiero si intrecciano con le animate discussioni che tra fine Ottocento e inizio Novecento coinvolgono le donne italiane sui temi del diritto di famiglia (divorzio, ricerca di paternità, figli illegittimi/naturali), dell’istruzione, del lavoro e della partecipazione femminile alla vita pubblica. 

Appartenente ad un ambiente ebraico di primo Novecento, la Vitali Lebrecth si impone come figura di spicco nell’alta società veronese non solo a livello politico con la sua battaglia femminista, ma anche a livello culturale e letterario.
Dotata di grande fascino e di doti intellettuali notevoli – parlava correntemente oltre all’italiano, l’inglese e il francese! – si fa mediatrice impegnata di una divulgazione filosofica e teatrale sul territorio veronese.
La sua villa a San Floriano viene spesso adibita per rappresentazioni teatrali in cui la stessa Vitali è protagonista o regista.

La facciata di Villa Lebrecht, San Floriano di Valpolicella (Verona) -© Photo credit www.infovalpolicella.it

“San Floriano, 1906. Fuori il vento autunnale soffia tra i colli e i vitigni appena spogliati dalla vendemmia. Dentro gli ultimi ospiti prendono posto nel teatro della Villa. Si leva un piacevole brusio. Le eleganti scenografie classiche tacciono, eppure, presto, sarebbe venuto l’inizio. Quasi impercettibile, il silenzio arcaico prende il sopravvento, e le prime figure non tardano a comparire. Scendono, a passi cadenzati, le scale del palco. Tra le stoffe nere del coro, brilla il candido vestito di Elettra. Eugenia è entrata in scena.”

 

Non deve stupire l’approvazione di Gabriele D’Annunzio alla sua attività teatrale, come neppure deve destare sorpresa la collaborazione con il pittore Angelo Dall’Oca Bianca per le scenografie, o le amicizie strette con Achille Forti, Luigi Messedaglia e il poeta Berto Barbarani.
Anche questa fervida operosità culturale rientra in pieno nel suo concetto di emancipazione femminile: riconosce al teatro una funzione educativa capace di far risaltare “l’eccezionalità della donna nuova”.

“Il procedere della scienza, specialmente nel ramo affine all’igiene sociale, diventa oggi una eventuale è possibile diminuzione delle piaghe sociali. […] Ibsen è il solo realizzatore del verbo femminile nella sua più alta espressione di indipendenza spirituale. Colui che più di ogni altro ha colto l’urgenza nella donna di una maggiore indipendenza morale e sociale perché oggi ella si accorge di vivere, sente di essere un pensiero, una energia, un ritmo, e come tale chiede rispetto per le sue azioni, dignità per il suo lavoro, sia questo lavoro familiare, industriale o intellettivo”.

@elena_gazettedubonton

In copertina: illustrazione di Marisa Bombaci @disegnounafoto