“DONNA CON LIBRO” DI BIANCA PITZORNO

di Ilaria Rigoli
Bianca Pitzorno, oggi, è forse la più celebre scrittrice per ragazzi d’Italia. Autrice di romanzi ormai considerati classici del genere come (per citarne solo due) “Ascolta il mio cuore” o “Polissena del porcello”, nonché di romanzi per adulti di successo quali “La vita sessuale dei nostri antenati” o “Il sogno della macchina da cucire“, accompagna un vasto pubblico di lettrici giovani e meno giovani, soprattutto femmine, da almeno due generazioni. Nel 2002 ha pubblicato un interessantissimo e peculiare saggio – un po’ racconto, un po’ memoir, un po’ manuale – sulla propria professione di scrittrice per ragazzi, intitolato “Storia delle mie storie”.
Vent’anni dopo torna nello stesso spirito a frequentare le stanze della propria infanzia, giovinezza e poi maturità, con un libro ancora una volta difficile da definire nel genere, “una sorta di memoir, una galoppata tra i ricordi, una serie di riflessioni a ruota libera sui libri che in epoche diverse sono entrati nella mia vita e l’hanno influenzata”, come lei stessa afferma nella premessa.
Se anche non vuole essere un manuale, tuttavia è ricco di riflessioni sul perché valga la pena di riempire la nostra vita di libri. Se anche non è del tutto un’autobiografia, è impossibile separare il racconto delle letture di Pitzorno, che si snoda capitolo dopo capitolo, dalle vicende della sua vita, dagli incontri, dai viaggi, dalle persone che l’hanno attraversata.
E allora cos’è “Donna con libro“? Forse, a ben guardare, è una storia d’amore: d’altronde è già chiaro nella prima pagina, quando l’autrice domanda scusa se il lessico che utilizzerà per parlare di libri appartiene tutto all’area semantica dell’amore, dell’innamoramento. Perché “sono le parole più adatte per definire i miei sentimenti, le mie reazioni, ogni volta che incontro un autore o un’autrice che sento affine, in cui mi riconosco, nel cui mondo vorrei entrare”.
Non è forse questo ciò che proviamo tutti e tutte noi appassionate di libri e di lettura?
E la passione di Pitzorno per i libri è proprio tempestosa, come le Cime dell’amata Charlotte Brontë; quasi funesta come l’ira di Achille; certamente avventurosa come Sandokan e prodigiosa come la memoria dell’autrice, capace di innamorarsi a tal punto da imparare a memoria intere cantiche della Divina Commedia (sì: cantiche, non canti: cioè tutto l’Inferno, tutto il Purgatorio…).
D’altra parte Pitzorno lo ha affermato senza filtri, in una recente intervista su quotidiano La Stampa a cura di Nadia Terranova: senza libri, sarebbe morta.
E allora, pagina dopo pagina, ecco sfilare davanti ai nostri occhi i personaggi dei grandi classici, le Cosette e i Marius de I Miserabili, Achille e Patroclo, Jane Eyre, il capitano Achab, ma anche tante altre opere minori e meno note, insieme a Bibi, la bambina senza paura della scrittrice danese Karin Michaëlis, a Tom Saywer, a Tarzan, a Mary Poppins, ugualmente degni di comparire in questo mondo fantastico perché in questo universo – ovviamente, ma anche per fortuna – i libri per ragazzi hanno la stessa dignità degli altri. E poi molte altre storie, e tante persone vere, a cominciare dalla famiglia Pitzorno, tipica famiglia allargata italiana, in cui tutti sono lettori accaniti: “più di venticinque persone legatissime tra loro, che abitavano insieme o vicine e si frequentavano quotidianamente (…). Tutti lettori. Ognuno con gusti differenti”.
Per chi tra noi – come me – ama e ha amato i libri di Bianca Pitzorno fino a non poter immaginare che sia possibile essere bambini senza di essi, sarà emozionante, commovente, sorprendente rintracciare i fili di quelle storie che hanno popolato la nostra immaginazione fin dall’infanzia, in queste pagine di vita e di lettura. Per chi ancora non conosce bene questa grandissima autrice, sarà la testimonianza che vita e scrittura sono indissolubilmente legate, che davvero come dice Aidan Chambers noi “siamo quello che leggiamo”. E a tutti, ancora una volta, questa “Donna con libro” dimostrerà che prima di essere scrittori e scrittrici si è sopra e prima di qualunque altra cosa lettori e lettrici perdutamente innamorate di un libro.
Infine, una piccola, deliziosa postilla: nei ringraziamenti finali, l’autrice non solo esprime riconoscenza per gli autori e le autrici che hanno popolato i suoi ottant’anni di vita, ma rivolge anche un altro “grazie” che sa di freschezza: “agli scrittori e alle scrittrici che non hanno ancora scritto i bellissimi libri che leggerò. Forza, sto aspettando!”. Perché chi ama i libri lo sa: proprio come gli amici, non sono mai abbastanza.
Ilaria Rigoli @ila_rigoli
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