Cime Tempestose. Credit: Martina Monti

di Martina Monti

Un romanzo “tempestoso”

Opera famosissima che non ha bisogno di presentazioni, Cime Tempestose è il primo (e unico, purtroppo) romanzo pubblicato da Emily Brontë, la più piccola del famoso trio di sorelle.

Pubblicato per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo Ellis Bell, Cime Tempestose ricevette un’accoglienza non entusiasta dalla critica del tempo, soprattutto a causa della mancanza di un insegnamento morale, nonché della forte carica di violenza e crudeltà presenti nei personaggi (in particolar modo Heathcliff).

Il titolo originale deriva da una delle tre ambientazioni della storia, Wuthering Heights per l’appunto, la casa d’infanzia di Catherine ed Heathcliff, nonché poi la dimora di quest’ultimo.

Struttura articolata e i piani temporali

Interessante, sotto molti punti di vista, è la struttura stessa del romanzo, talvolta paragonata a matriosche, nella quale una narrazione sembra contenerne un’altra. A ben vedere, tuttavia, non si tratta solo di questo: oltre a racconti che talvolta ne contengono altri il romanzo è fortemente intricato a livello di piani temporali e anche di protagonisti. Per prima cosa i personaggi, tanto i principali quanto i secondari, si dividono in due gruppi generazionali: abbiamo il primo, composto da Catherine, Hindley, Heathcliff, i fratelli Linton ecc.; e il secondo, di cui fanno parte Cathy, Linton  e Hareton. Questi ˝characters, a loro volta, si muovono su diversi piani temporali: il presente, il 1801, in cui sono collocati Ellen e signor Lockwood che è quasi una cornice al racconto vero e proprio, ambientato per gran parte nel passato, e infine un presente-futuro in quanto la narrazione prosegue e si conclude l’anno successivo a quando il racconto è partito (1802), senza considerale i salti temporali e l’alternanza passato-presente creata da Ellen con interruzioni e intromissioni nella narrazione.

Siamo di fronte, insomma, a una struttura estremamente complessa, ma che è resa dall’autrice in modo estremamente semplice e lineare, senza mai creare confusione o far dubitare il lettore. Questo schema coinvolge nella lettura creando uno stile incalzante, che incuriosisce sempre di più e a indurre a voler sapere ancora e ancora, senza risparmiarsi.

©Photo credit: pixabay

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Considerazioni e riflessioni

Ho letto Cime Tempestose due volte (il che per me è un vero record perché non amo rileggere i romanzi, anche se mi sono piaciuti), una volta in lingua e una volta in italiano. In entrambi i casi, superata la fatica iniziale dei primi tre capitoli (la parte meno bella dell’intera opera, a mio parere), sono partita al galoppo per la lettura, divorando pagina dopo pagina.

Reputo che la grande forza di questo romanzo sia data non tanto da cosa dice, ma da come lo dice: oltre che la struttura, su cui mi sono già soffermata e non intendo ritornare, la vicenda sa sospendersi e riprendersi nei punti giusti, collocando particolari eventi della trama in quello che è il momento migliore (né troppo presto né troppo tardi) dando il giusto respiro a ogni situazione e personaggio, consentendo ai micro-episodi che costellano la narrazione più ampia di avere il loro giusto decorso senza annoiare il lettore dicendo troppo, né confonderlo spiegando troppo poco.

Il testo fu accolto, all’epica, quasi anni Cinquanta dell’Ottocento, come fortemente innovativo, elemento che lo caratterizza ancora oggi ad oltre centocinquanta anni dalla sua genesi.

Un amore puro e passionale ma al contempo ai limiti del malato, sfortunato, potente oltre ogni dire; ma anche, per qualcuno, un amore sbagliato, che non avrebbe dovuto esistere: per le differenze di ceto, per il buon senso, per un uomo che è sì vittima ma anche profondamente crudele e malvagio.

Un sentimento che non si può spiegare e che ha per protagoniste due anime tutto fuorché perfette: non lo è Heathcliff, il quale ha sicuramente più spazio nella vicenda e le cui crudeltà sono maggiormente sotto gli occhi del lettore, ma non lo è neppure Catherine, egoista e opportunista oltre ogni limite.

Il lettore, mentre legge, non può che trovarsi spaccato nei sentimenti da nutrire verso tutti questi individui: i protagonisti sono vittime e carnefici, chiaroscurati, anzi, forse più oscuri che chiari,  talvolta possono trasmettere un senso di antipatia ma, alla fine, è la pietà per loro che prevale; allo stesso tempo ci si ritrova vicini ai fratelli Linton trascinati nella sofferenza e nella rovina senza aver nessuna colpa, eppure si prova per la loro debolezza e stupidità quasi un senso di disprezzo; e lo stesso può valere per tutti gli altri: non c’è qualcuno di totalmente positivo, non c’è nessuno di solamente negativo. Anche Ellen, la narratrice, talvolta interviene riconoscendo errori che. Fece nel passato, e così anche lei, sotto lo sguardo del lettore, acquisisce sfumature negative, sfumature fortemente umane.

Cime Tempestose è un romanzo ancora oggi capace di stupire e commuovere, una lettura che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.


Martina Monti (@marscoffer). Laureata in Editoria e scrittura presso la Sapienza di Roma, appassionata di letteratura e fumetti, la sua tesi di laurea sull’analisi di questa forma di comunicazione è stata in parte pubblicata sulla rivista universitaria Diacritica. Amante della scrittura ha realizzato racconti, storie lunghe e poesie. Attualmente studia per diventare insegnante ma coltiva il sogno di pubblicare le sue storie.