di Irina Sorokina

L’8 aprile del 1783 uscì il Manifesto dell’imperatrice russa Caterina Grande per l’annessione della penisola di Crimea all’Impero Russo

Eh! Una questione altamente spinosa, quella della Crimea: la penisola baciata da Dio e dal sole, situata al nord del Mar Nero. Una storia movimentata e anche travagliata e un vero calderone dei popoli.

Nei tempi ben più tranquilli dei nostri, quando ancora esisteva l’Unione Sovietica, fu edito il ricettario dei popoli che abitavano questa Atlantide. In Crimea li contavano diciannove.
Uno di loro, tra i più interessanti, sono, senza dubbio, i Caraiti (in russo Caraimi). Arrivarono in Crimea dal sud e non furono tanto amati dai numerosi conquistatori della sorridente penisola.

La loro “colpa” fu la religione ebraica.

Sì, proprio così! Si consiglia vivamente, nel caso doveste parlare con un caraita, di non paragonare questo popolo agli ebrei o ai musulmani. Chi crede che gli ebrei e i caraiti siano la stessa cosa, sbaglia di grosso.

Famiglia di Caraiti in abiti tradizionali.
© Photo credit: wikipedia.org

Le notizie dell’antico popolo risalgono all’VIII secolo d. C. e la parola “caraita” significa “quello che legge”, “quello che conosce la Bibbia e interpreta le sacre scritture”.

La religione dei Caraiti riconosce esclusivamente i ventiquattro libri della Bibbia e non tutta la Torah orale. Durante la Seconda Guerra Mondiale il capo dei caraiti di Eupatoria, Semyen Duvan riuscì a spiegare questa particolarità delicata all’ufficio del Reichsleiter Rosenberg. Questa spiegazione salvò il popolo dei caraiti dallo sterminio nazista e per questo possiamo osservare nella bella città di Eupatoria un monumento eretto a Duvan.

Tempio Caraita di Eupatoria ©Photo credit: Wikipedia.org

I Caraiti sono noti come ottimi guerrieri – per questo furono invitati in Lituania dal principe Gediminas. Oggi sono rimasti in pochi, anche per colpa dei matrimoni misti. La maggior parte vive in Crimea, pochi in Lituania e Galizia. E’ un popolo dignitoso e saggio a vanta tanti aforismi che sarebbero utili a tutti.

La terra straniera è argilla, la patria è oro.
Che la tua parola sia equivalente alla somma donata.
Se il Dio ti dà qualcosa prega, se no, lavora.
Col leone sia un leone, con l’agnello sia un agnello, ma coll’asino non sia un asino.
Chi elogia sé stesso… cadrà per terra.
Il sedere è nudo, sulla testa c’è un mazzo di fiordalisi.
La tua anima è un’anima, e la mia una melanzana o cosa?

Ma non solo gli interessati a conoscere le terre e culture lontane troveranno affascinante la storia e le usanze del popolo misterioso.

Davvero gustosa è la cucina dei caraiti che invitiamo a conoscere attraverso la preparazione dei Kybyn – panzarotti di caraiti.
Attenzione: “Kybyn” si pronuncia con la “i” gutturale!!!

I tipici kybyn, pasta lievitata ripiena di carne di montone e cipolla. © Photo credit: Wikipedia.org

INGREDIENTI

– 400 g di farina,
– 200 g di burro,
– 4 uova (3 per l’impasto, 1 per spalmare sui panzarotti pronti),
– 200 g panna di panna acida,
– 600-800 g di carne di montone o manzo,
– 1 cipolla,
– sale e pepe q.b.,
– acqua

PROCEDIMENTO

Passare la farina al setaccio. Ridurre il burro in pezzetti, unire alla farina e salare. (E’ possibile sostituire il burro con la margarina, in questo caso del sale non ce n’è bisogno.) Unire le uova e la panna acida. Lavorare l’impasto con le mani con cura, il loro calore è molto importante. Formare una palla e mettere in frigo per una mezz’oretta.
Preparare la farcia. Tagliare la carne in piccoli cubetti; si può usare la tritacarne, ma la tradizione vuole l’uso di lavoro manuale! Aggiungere alla carne la cipolla sminuzzata, sale e pepe. Si può aggiungere dell’acqua, per rendere i kybyn più morbidi e succosi.
Stendere l’impasto col mattarello, ritagliare i dischi e mettere in centro di ognuno 70-100 g di farcia.

Formare i panzarotti in forma di mezza luna, chiudendoli con una specie di treccia. Investire una teglia di carta forno, mettere i panzarotti uno distanziato dall’altro, spalmarli coll’uovo. Si potrebbe fare due piccoli buchi in ogni panzarotto, così la farcia rimane succosa. Infornare a circa 200 gradi per 20-30 minuti.

I kybyn si gustano volentieri dovunque dove vive questo popolo così antico e interessante. Ma se la curiosità vi ha portati a Eupatoria, una delle più rinomate località di Crimea, dove vive la comunità caraita più grande, potete ottenere davvero il massimo ammirando i monumenti della città e gustando i kybyn. Buon appetito!

@irinalagazza

In copertina: donna Caraita  in abito tradizionale e piatti tipici

© Photo credit: Wikipedia.org