AUTOGUARIGIONE: DA DOVE SI COMINCIA

di Morena Shoganai
Il pensiero non risolve i problemi ma li crea.
Di solito, quando abbiamo un problema, la prima cosa ovvia a cui ricorriamo è la soluzione.
Quella immediata, quella in grado di fornirci al più presto sollievo. Siamo soliti, infatti, cercare la soluzione al di fuori di noi stessi.
Ci rivolgiamo ai nostri migliori amici, cerchiamo conforto e consigli in loro e, quando non ci basta, ci attiviamo nella disperata ricerca di qualcuno “al di sopra” di essi che possa risultare più esaustivo e celere. Ma la cosa che più frequentemente facciamo è parlare.
Parlare del nostro problema, raccontando nei dettagli i fatti relativi a ciò che ci sta turbando. Parlare e parlare di continuo a chiunque possa, in qualche modo, fornirci una chiave di lettura migliore o di volta. La verità, però, è che quando si sta male non bisogna forzarsi o imporsi di stare bene al più presto.
E’ davvero dannoso cercare di eliminare il problema il prima possibile.

noi siamo l’unica fonte inesauribile di risorse da cui attingere. Siamo solo noi gli unici in grado di attivare le capacità di autoguarigione. Dunque, siamo solo noi gli unici a cronicizzare i nostri problemi.
Ogni disagio porta con sé degli strati di evoluzione, perché non è altro che la somma di tante piccole difficoltà. Pertanto, il malessere richiederà una soluzione graduale, progressiva, passo dopo passo.
Ancor meno benefico è chiedere di continuo consiglio agli altri perché, se il problema è dentro di noi, è nel medesimo posto che potremo trovarne la soluzione.
Cercare di capire ad ogni costo, cercare le cause di tutto, sforzarsi di cambiare sé stessi, gli altri o il naturale corso degli eventi: sono tutti comportamenti dannosi. Il pensiero razionale blocca il cambiamento e rende la psiche stagnante. In realtà, noi siamo l’unica fonte inesauribile di risorse da cui attingere. Siamo solo noi gli unici in grado di attivare le capacità di autoguarigione. Dunque, siamo solo noi gli unici a cronicizzare i nostri problemi.
Come evitare tutto questo? Come fare in modo che il nostro malessere non diventi cronico?
Partiamo dalle cose da NON FARE quando stiamo male per qualche ragione o, semplicemente, quando stiamo male con noi stessi:
- Cercare di eliminare il problema al più presto (step by step)
- Cercare la soluzione al di fuori di noi stessi (noi siamo una fonte inesauribile di soluzioni)
- Parlare continuamente del nostro problema (parlare porta al pensare e il pensiero razionale rende la psiche stagnante)
- Forzarsi e imporsi di stare bene (se hai bisogno di piangere, piangi)
Quando ragioniamo sui nostri stati interiori e li trattiamo da problemi, li rendiamo cronici.
Invece, quando si presenta un disagio è perché ha qualcosa da dirci. E’ consueto trattarlo da nemico, perché se ne ha paura e perché ci mette in uno stato di allerta e di confusione, talvolta.
E, invece, è lì per aiutarci, per suggerirci che c’è uno schema da rompere. E’ nostro amico.
Quel malessere ci sta dicendo: “Hey, non stai vivendo per come vorresti, non sei più la persona che eri, ti stai nascondendo dietro il personaggio che sei diventato”.
A questo punto, non rimane che uscire dal labirinto. Il pensiero razionale si basa sempre su un modello di perfezione: “deve essere così, è così che devono andare le cose”.
Il modello è uno schema costruito con pezzi assorbiti dall’esterno: famiglia, società, scuola. Se accade qualcosa di diverso, il pensiero razionale non lo accetta, perché non è in grado di comprenderlo e tende, inevitabilmente, a tornare indietro per ripristinare quel modello.

quando si presenta un disagio è perché ha qualcosa da dirci. Ma, affrontare un evento emotivo, ricorrendo alla ragione, porta dritti in un labirinto.
Ma, affrontare un evento emotivo, ricorrendo alla ragione, porta dritti in un labirinto. Cercare di correggere o cambiare interferisce con un processo già in atto. Il malessere ci sta dunque chiedendo di trasformarci e di far nascere una nuova versione di noi.
Ci sta dicendo che quel modello non è più adatto a noi, proprio come i vestiti che avevamo da piccoli e nei quali ora non potremmo più starci. Come il nostro corpo cambia, anche il nostro mondo interiore è in continua evoluzione. E, allora, alla luce di tutto questo, perché ci torna semplice accogliere un corpo diverso e non ci pare altrettanto naturale accettare che anche la nostra psiche sia “cresciuta”? Colpa dei modelli!
La strada più saggia da intraprendere per sconfinare questi limiti preimpostati sarebbe quella di comprendere che l’evento inatteso non arriva per essere risolto o eliminato, ma arriva per essere accolto e lasciato libero di mutarci. L’anima evidenzia i problemi per portarci a cambiare atteggiamento nei confronti di essi: se cerchiamo a tutti i costi di risolverli con lo stesso atteggiamento che li ha causati, rischiamo di rendere quei problemi cronici. E l’anima detesta il nostro parere! Perché essa ha con sé già tutte le soluzioni che, guarda caso, non sono quelle che pensiamo noi. Dunque, mai ragionare sui problemi, mai fare sforzi non richiesti, mai insistere e parlarne di continuo, perché l’unica cosa da cambiare dei problemi è il nostro atteggiamento in relazione ad essi.
Si supera la tempesta attraversandola, non evitandola
Morena Shoganai @morenashoganai
Photo Credit: Pixabay
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