Ansia da prestazione nell’era dei social

Cos’è l’ansia da prestazione?
“L’ansia da prestazione consiste nel timore del manifestarsi di una difficoltà nei più svariati ambiti (lavorativo, scolastico, relazionale, sessuale e sportivo), da parte di un individuo che ritiene assolutamente indispensabile il successo o il raggiungimento di un obiettivo in tali situazioni.”
Ci sono varie forme di ansia da prestazione: primo appuntamento, colloquio di lavoro, prova costume… Ma con l’avvento dei social, in particolare Instagram, questo disturbo ha assunto forme nuove, spesso persino inconsapevoli.
L’ansia da prestazione ai tempi dei social
La causa principale sono le vanity metrics: numeri visibili a tutti che nel tempo sono diventati il metro di misurazione del successo di un profilo, come like, commenti e follower.

ansia da prestazione nell’era dei social ©Photo credit Pixabay
Tutto ciò ha innescato una sorta di competizione che ha portato a pompare le cifre, “doppiandole” con mezzi non troppo regolari quali bot, acquisto di follower, gruppi di scambio like e commenti.
I social sono nati per condividere con le persone il proprio quotidiano, in particolare attraverso le stories di Instagram.

le stories di Instagram nascono per condividere il nostro quotidiano ©Photo credit Pixabay
Se ci pensiamo bene, quando abbiamo maggiormente voglia di condividere ciò che ci succede? Quando siamo felici per qualcosa: un successo al lavoro, la macchina nuova, il taglio di capelli riuscito alla perfezione…
C’è un detto che dice: “l’erba del vicino è sempre più verde”. Se poi il vicino si trova sui social e decide di far vedere solo il lato migliore della propria vita, cascare nell’ansia da prestazione è molto facile.
Tutto ciò finisce per creare una visione falsata della realtà, mettendoci in competizione con solo una parte della vita di una persona, che sicuramente sarà fatta anche di giornate storte, di problemi e del parrucchiere che sbaglia taglio di capelli (perché per di lì ci passiamo tutte).
Come si riconosce l’ansia da prestazione?
Ci sono comportamenti che chi soffre d’ansia da prestazione mette in atto, primo fra tutti il controllare in modo ossessivo le notifiche. Poi ci sono la ricerca di approvazione e il monitoraggio dei follower attraverso app che permettono di scoprire chi smette di seguirci, mandandoci nello sconforto ogni volta che ne perdiamo uno.

il controllo ossessivo delle notifiche è sintomo di ansia da prestazione ©Photo credit Pixabay
Infine ci ritroviamo a guardare costantemente gli account degli altri, pensando che la nostra vita non sia all’altezza. Così ogni volta che pubblichiamo ci mettiamo in competizione, facendo il paragone, con persone che hanno numeri e community completamente diverse dalla nostra.
Ma si può rendere l’ansia da prestazione nostra amica?
Certo, l’ansia da prestazione può diventare nostra amica se smettiamo di guardare i numeri e ci concentriamo su obiettivi reali, raggiungibili.
Nel momento in cui le cose non vanno come vogliamo, invece di farci prendere dallo sconforto proviamo a riflettere sul perché e a domandarci cosa possiamo fare per migliorare.

contro l’ansia da prestazione, occorre lavorare sul nostro rapporto con i social ©Photo credit Pixabay
Lavorare sul nostro rapporto con i social
Quello su cui dobbiamo lavorare è il nostro rapporto con i social, disattivando le notifiche, smettendola di guardare in maniera ossessiva i numeri degli altri e soprattutto spingendo noi per primi il pulsante “Smetti di seguire” quando vediamo che il profilo di una persona non ci dà sensazioni positive.
Perché alla fine abbiamo sempre una possibilità di scelta.
AUTORE: Elisabetta Malaspina
Correttore bozze: Valentina Riva
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