“ANNA BOLENA. POTERE E SEDUZIONE” DI CRISTINA PENCO

di Eleonora Vallin
Il mio primo consiglio è partire dall’ultimo capitolo, ovvero: dalle conclusioni che hanno come titolo “Una supernova nella storia” perché racchiudono, seppur velato, il giudizio dell’autrice sulla protagonista. Non una donna qualunque, bensì Anna Bolena che la giornalista Cristina Penco tratteggia nell’omonimo libro edito da Diarkos, di recente pubblicazione (febbraio 2023).
Penco mette subito le mani avanti su una figura storica polarizzata tra due estremi: la demonizzazione e la santificazione. E ciò è valido fin dal XVI secolo. La tradizione popolare narra infatti che appena 4 ore prima dell’esecuzione di Anna Bolena, i ceri attorno alla tomba di Caterina D’Aragona, la regina che lei aveva surclassato, si sarebbero accesi e spenti da soli. Mentre nei giorni successivi alla sua morte – fu decapitata con la spada per mano di un boia di Calais il 19 maggio 1536 – la gente iniziò a scorgere per le strade delle lepri, considerati gli animali delle streghe. E così si verificò a ogni anniversario. Anna divenne il mito della eroina perseguitata e anche della perfida manipolatrice responsabile del suo atroce destino: vittima di un processo senza perdono e pietà, accusata di alto tradimento e di incesto, costretta a guardare l’esecuzione del fratello prima di chiudere gli occhi per la sua. “La sua morte fu un atto politico” scrive Penco: l’esito di una ben organizzata cospirazione dei suoi nemici di fronte a un sovrano inerte, quale Enrico VIII, già troppo impegnato a corteggiare la futura moglie: Jane Seymour. L’unica tra tutte (e furono ben sei) che volle sepolta al suo fianco.

Albero genealogico Tudor e Stuart
Il libro non è lieve da affrontare e non è propriamente una biografia. La storia irrompe fin dalla prima pagina e ripercorre la parabola dei Tudor arrivati al potere con Enrico VII di cui si parla nelle prime pagine e che in Elisabetta I, la regina vergine e l’unica figlia di Bolena, trova il suo epilogo.
È però anche la tormentata storia di Enrico VIII, un sovrano folle, la cui mente era assillata e annebbiata dalla ricerca di un figlio maschio. Che neanche Bolena riuscì a dargli. E da lì la sua furia contro una regina sposata contro tutti e contro la Chiesa, colei che coltivò nel marito il seme dello scisma anglicano con la sua personalità esuberante e sprezzante.
Il ritratto di Anna emerge da pagina 77 ed è qui che la Bolena irrompe nel libro: “una graziosa fanciulla dagli occhi neri a mandorla, vivaci e magnetici, e dal fascino esotico… era colta, un’abile e interessante conversatrice. Parlava correttamente anche il francese, lingua prestigiosa: si diceva che cantasse come un nuovo Orfeo, che sapesse suonare il liuto, flauto e clavicordo. Si dilettava nella pittura, miniatura e oreficeria… Era anche un’abile ballerina e coreografa tanto da anticipare passi e figure destinati a rimanere a lungo nel repertorio britannico”.
Non è un caso, dunque, che i riflettori fossero tutti puntati su di lei. Una donna dal fascino avvolgente e un carattere tutt’altro che remissivo.

Ritratto Anna Bolena: Photo credit Wikipedia
Ma, per citare Seneca, “la prima arte che devono imparare quelli che aspirano al potere è di essere capaci di sopportare l’odio”. E Bolena ne attirò molto attorno a sé. Il più fatale fu quello del primo ministro Thomas Cromwell ma lei era già decaduta agli occhi del marito tempo prima.
Per gli avulsi dalla storia moderna, consiglio prima di affrontare il libro la visione della serie tv “I Tudors – Scandali a corte”.
Eleonora Vallin @eleonoravallin
Per la copertina: Photo Credit Pixabay
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