AMIAMOCI O LASCIAMOCI COSI’: SENZA RANCORE. ALMENO PROVIAMOCI

di Annalisa Colonna
Non esiste un modo bello per lasciarsi o porre fine ad una conoscenza. Sicuramente ne esiste uno educato. Tra persone si presume dotate di intelligenza e raziocinio, non occorrono teoremi. I problemi sono palpabili ed evidenti. Una presa d’atto, due etti di coraggio, un grammo di onestà intellettuale e una chilo abbondante di rispetto renderanno il processo meno doloroso e non umiliante.
Io sono collezionista di bassezze. Dentro di me (in parte anche esternato) ho già detto con le mani, con i piedi, con la testa “ciao ciao”, ma voglio vedere quanto cala le terga l’esemplare in parvenza umano che ho di fronte. Quanto tocca il fondo e riesce anche a scavare. Ogni volta mi stupisco. E questo è grave. Non esiste remora a far uscire la bestia insita nell’animo. E a me toglie ogni ripensamento. Ne esco anche con delle scuse. Inutili.
Il vincitore del premio “miserrima verba” è stato l’autore della seguente perla: “sei troppo poco ricca per mantenermi”. Troppo in basso per meritare che se ne parli in modo più approfondito. Dignità: non pervenuta. Offesa: di cosa stiamo parlando? Fa parte del suo curriculum vitae, non del mio.
La scusa più comoda e comune è la donna, carta jolly che esce dalla manica di ogni baro provetto.
“Ho un’altra, ma non sono fidanzato”; allora, da me, che vuoi?
“ho la mia routine, non riuscirei ad introdurre un’altra persona”. Ribadisco, da me, che vuoi?

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“Non ho una progettualità di vita”. Hanno un’altra in stand by votata al sacrificio eterno. Stai lontano da me.
“Mia figlia non ti vorrebbe mai vicino”. Detto da uno che ha tirato un pugno alla porta per non centrare la compagna davanti alla bambina, Io prego solo per lei. La cui madre è scappata ma non ha potuto tenerla con sé. Hanno tutto il mio cuore. E la porta firmata da un artista senza arte né parte.
Casualmente intercettai al telefono la madre di uno di questi eroi e mentre venivo a conoscenza dell’ennesima genialata del suo pargoletto, feci delicatamente notare che forse il metodo educativo applicato era stato decisamente troppo blando. Non ha potuto replicare. Le ho detto che non cercavo scuse. Non volevo suo figlio. Che ha ricevuto così gli effetti del karma in versione potenziata. Devo aver lasciato il segno. Dopo anni si ricordava ancora di me. Io no.
La parola preferita ultimamente è “stalker” seguita da “approfittatrice”. Io credo che l’ignoranza renda le persone profondamente spregevoli. Perché se conoscessero il vero significato dei termini e delle azioni non avrei sentito quelle definizioni e il bisogno di scrivere questo articolo. Che purtroppo non può essere leggero come quelli che di solito amo proporre.
Cari aspiranti uomini di ogni età, mai maturati o senza speranze di riuscita, che uccidete le covate di tartarughe in spiaggia ma amate sfoggiarle sulla pancia, non avete capito niente.
Noi donne abbiamo i nostri torti. Ma difficilmente fuggiamo le nostre responsabilità. E la maggior parte di noi sta bene anche sola. Non occorre offendere o alzare le mani su nessuno per questo. Si chiama autostima.
I tempi sono quelli che sono e non sono necessari inviti a cena a tassametro “fino a 30 euro ci sto, poi però scatta la palpata” (vera anche questa, credetemi). Si possono fare passeggiate, visitare parchi, mostre e musei, conversare, prendere un gelato o un caffè.
I nostri nonni e i nostri genitori sono andati avanti con molto meno. Non avevano pretese e soprattutto avevano speranze, educazione, rispetto. E spirito di sacrificio.
Evitate di investire sul vostro ego narciso, fatelo su di voi, contando sulle vostre forze. Soprattutto immaginate quanto sia bello vivere una relazione, che può finire, ma non occorre fare e farsi del male per questo.
Smettete di approcciare le donne solo per sesso e sminuirle ad ogni occasione. Non otterrete nulla se non disprezzo.

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E se ricevete un no, dopo una, cento, mille possibilità, abbiate la dignità di lasciarci in pace senza perseguitarci. O peggio.
Perché esistono donne pericolose. Ma il femminicidio è prodotto del misero ego ferito maschile.
Rifletteteci. Riflettiamoci. Meno muscoli, più maschi. Meno bisogno, più autostima.
In copertina: “broken heart” ©Photo credit: Kelly Sikkema via Unsplash.
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