AMARSI!

di Manuela Broggini
Esordisco con questa premessa: so che il Festival di Sanremo ormai è già passato da un po’, ma c’è una polemica che ogni tanto mi risuona nella testa, quella che ha messo “in piedi” Davide Maggio (giornalista e produttore di un omonimo blog su Instagram) contro Emma Marrone.
Senza nessuna giustificazione (se non quella di attirare attenzione), si è sentito autorizzato a criticare l’abbigliamento ed il fisico dell’artista dichiarando apertamente che Emma non avrebbe dovuto indossare le calze a rete perché ha delle gambe importanti.
L’artista ha replicato con decisione e fermezza al commento imbarazzante e misogino del giornalista, invitando le ragazze ad essere orgogliose del proprio aspetto e di non lasciarsi intimidire da commenti grezzi di menti ristrette.
Ma il pensiero che mi tormenta è:
“Davvero ci sono ancora persone ancorate al Medioevo,
che ritengono lecito dire ad una donna cosa indossare e cosa no?”
La risposta purtroppo è SI. Recentemente un uomo mi ha fatto delle avances ed al mio rifiuto si è giustificato con “ma tu ti vesti così…” In quel momento mi è salito il fumo al cervello.
Premetto che non ritengo il mio abbigliamento eccessivo, mi piace essere femminile, questo si, perché sono orgogliosa di essere donna e credo che nessuno debba sentirsi autorizzato ad etichettare una persona per il suo abbigliamento. Non voglio soffermarmi sui sentimenti che mi hanno scatenato questi episodi ma voglio esprimere una mia considerazione a riguardo. Sicuramente l’immagine è il primo biglietto da visita, soprattutto in questo mondo social. È vero che tutti i giorni veniamo bombardati di messaggi di autostima che ci dicono che dobbiamo “amarci ed accettarci” ma non è sempre così facile. Quindi, siccome non sappiamo nulla di quello che si cela nella vita delle altre persone e quanta fatica possa essergli costata la propria autostima, la regola conviviale dovrebbe essere:
“Se quello che un altro essere umano indossa non ci piace,
possiamo tenercelo per noi e voltare lo sguardo altrove oppure accettarlo nella sua unicità.”
In copertina: progetto grafico Filomena Cocchia @filomenacocchia
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